TURBIGO-OLCELLA-SARONNO. Ho avuto la fortuna di conoscere don Giuseppe Moretti, trent’anni fa e, ieri sera, verso mezzanotte, mi è ritornato in mente. Diventando vecchi succede di essere preda di ricordi che si innalzano nel pensiero. Non l’avevo più sentito né visto dal 1986, ma il segno positivo che mi aveva lasciato nell’archivio mentale chiedeva una risposta. Adesso c’è internet e cliccando sul ‘cerca google’ la ricerca è facile: don Giuseppe Moretti è morto l’11 ottobre 2012! “Il decesso è avvenuto nella Focris, il centro per anziani di via Volpi di Saronno del quale era ospite e cappellano da quattro anni. I funerali oggi dalle 10.30 nel santuario della Beata Vergine. La salma sarà quindi sepolta nel cimitero di Uboldo.”, dice una breve nota di ‘Varese News’ del 14 gennaio 2014 nell’epoca dell’informazione digitale.
Don Giuseppe Moretti ha lasciato in eredità ai poveri di Saronno (dov’era nato il 21 agosto 1931) circa 86mila euro. È quanto era contenuto nel testamento dell’ex cappellano, le cui volontà testamentarie sono state comunicate al Comune di Saronno soltanto all’inizio del 2014.
L’indicazione testamentaria del sacerdote era precisa: i fondi dovevano essere utilizzati per i poveri! «Questa donazione andrà ai Servizi Sociali – ha commentato il sindaco Luciano Porro – Una volta erano molte di più le donazioni testamentarie lasciate alle istituzioni. Oggi, a causa dei tempi difficili, si sono ridotte. Per questo il gesto di don Giuseppe assume una valenza ancor più grande. Grazie don Giuseppe».
Prima del suo ultimo incarico sacerdotale – appunto quello di cappellano ospedaliero, nel nosocomio saronnese di piazza Borella per venticinque anni, dal 1962 al 1985 era stato parroco di Olcella, frazione di Busto Garolfo e fu in quel periodo che lo abbiamo conosciuto come cultore di storia locale. Due le pubblicazioni di quel fruttuoso periodo: la storia di Olcella (“Busto piccolo non ha sotto di sé altri comuni fuori del piccolo caseggiato appellato la Cassina Olciella”) e ‘L’Archivio Plebano di Dairago’. Quest’ultima opera – che può vantare anche un articolo di presentazione del ‘Corriere’ del 23 dicembre 1986 – fu il frutto di un paziente lavoro di alcuni anni passati a ripulire dalla muffa e dalla polvere i documenti, asciugandoli perché giacevano in disordine in un’umida cantina della canonica preda dei ratti. Di fronte a tale desolante spettacolo di incuria – memore degli insegnamenti che San Carlo Borromeo aveva dettato in fatto di conservazione degli archivi – si è rimboccato le maniche. Li ha letti, catalogati e ordinati in senso cronologico per ogni paese, suddividendoli in tre sezioni: storica, amministrativa, anagrafica. I risultati sono stati raccolti e pubblicati in un volume di 250 pagine e presentati il 10 maggio 1986 da Augusto Marinoni, il grande studioso legnanese di Leonardo da Vinci (in piedi nella foto che pubblichiamo dove don Giuseppe Moretti è il terzo da sinistra, seduto sul divano).