TURBIGO – Giovedì scorso, la Sala delle Vetrate del palazzo De Cristoforis non è stata in grado di contenere le persone che sono arrivate (molte da fuori) per assistere alla presentazione del libro d ello studente in giurisprudenza, Valerio Zinetti, dal titolo: ‘Ezio Maria Gray – un italiano fedele alla Patria’, edizioni Ritter. Molto pregnante, in particolare, l’intervento di Giuseppe Parlato il prof che ha parlato delle tre anime del fascismo e dell’onestà intellettuale di Ezio Maria Gray che ha accompagnato l sua storia politica durante il Novecento.
GIANFRANCO TESAURO (‘I luoghi della memoria’) presidente dell’Associazione ‘Memento’ (www.associazione-memento. org) ha parlato dello scopo dei suoi volontari che è quello di salvaguardare i ‘luoghi della memoria’ (recenti gli interventi, dal punto di vista della manutenzione, ai campi militari di Bg e Al) dimenticati prima ancora che dalla collettività dalle istituzioni che, per prime, dovrebbero riconoscerne la sacralità proprio perché si tratta altari elevati alla religione civica dell’amor di Patria.
CHRISTIAN GARAVAGLIA, sindaco (‘La strada della Patria’) ha accennato alle ragioni che hanno portato l’Amministrazione di centrodestra a dedicare una Via a Ezio Maria Gray: “Lo scopo originario è stato quello di ricordare ‘il senso della Nazione’ e recentemente siamo stati attaccati per aver difeso i valori della Patria, del Tricolore”.
VALERIO ZINETTI, autore (‘Ezio Maria Gray era una persona onesta’) ha illustrato i contenuti del libro, indicato le fonti (Biblioteca Negroni e Archivio di Stato di Novara – Fondo Prefettura, Istituto Storico della Resistenza) e ringraziato Giuseppe Leoni che si è laureato, quarant’anni fa, con una tesi su ‘Ezio Maria Gray – nazionalista, fascista e parlamentare repubblicano’, un lavoro di ricerca che ha indicato il percorso per conoscere l’uomo, prima del politico. L’autore ha sottolineato, in particolare, gli anni della Grande Guerra, durante i quali il sottotenente Ezio Maria Gray si comportò con onore meritando due decorazioni (una in bronzo, l’altra d’argento). Poi, “Fu il primo ad abbracciare Mussolini a Roma dopo la marcia del 28 ottobre 1922”, ma la sua permanenza fu sempre critica, al punto che Benito Mussolini l’aveva soprannominato ‘la suocera del fascismo’. Proprio perché Gray era un uomo di qualità, che non aveva mai abbassato la schiena con nessuno e tanto meno con il ‘repubblicano’ Mussolini, con il quale si era confrontato (chiamato dagli agrari romagnoli) già nel 1913.
GIUSEPPE PARLATO professore universitario di storia a Roma ha entusiasmato il vasto pubblico presente disegnando il personaggio come un protagonista della cultura politica del tempo, che ha perseguito fino all’ultimo i valori del Risorgimento che hanno rappresentato le sue radici ideali: l’idea della romanità, il rapporto con il cristianesimo, il nazionalismo. “Gray non è mai stato un liberale – ha detto Parlato – perché il liberalismo (che era un movimento d’élite e non certamente popolare) aveva fatto sì che nel 1861 votasse solamente l’1% della popolazione, una percentuale allora ritenuta sufficiente a gestire tutto il potere. Un movimento siffatto non poteva essere in grado di unificare la Nazione-Popolo secondo il Gray, per cui bisognava pensare a qualcosa di diverso, per cui si avvicina al nazionalismo. Un movimento nato nel 1896 – dopo la disfatta di Adua – che anima una riscossa nazionale. Il nazionalismo è stato in grado di mobilitare l’opinione pubblica rendendo possibile quel legame tra Stato e Nazione (popolo), un precetto che sarà in seguito elaborato, durante il fascismo, dal ministro Rocco. La dottrina del fascismo prefigurava quello sbocco popolare che i nazionalisti auspicavano e per tale ragione l’Associazione Nazionalistica Italiana, nel 1923, si fuse con il fascismo.
‘LO STATO LO FECE IL FASCISMO!’ questa affermazione di Giuseppe Parlato (che fu allievo di De Felice) sul fatto che fu il Fascismo a inventare lo ‘Stato’ nel senso moderno, ha dato motivo di riflessione. Proprio perché il liberalismo – essendo un movimento d’élite, come abbiamo detto – non poteva neanche progettarlo. mentre i nazionalisti ne furono gli artefici.
‘GRAY AVREBBE POTUTO RINUNCIARE A MUSSOLINI’, ma non avrebbe mai rinunciato all’Italia. Questa è un’altra di quelle affermazioni di Parlato che lo vedono ancora in prima linea nella fondazione del Movimento Sociale Italiano. Fu tra i pochi che prepararono il manifesto (curò in particolare la politica estera, ipotizzando già allora le zone di influenza nel mondo) ma poi si allontanò quando vide che stava prendendo piede la sinistra fascista. Lui era sempre stato nella corrente di centro del Msi, nei cosiddetti ‘conservatori nazionali’. Ragion per cui anziché al Msi aderì al ‘Partito Nazionale Fusionista’ insieme al generale Montagna e i pilastri del suo impegno politico furono: atlantismo, anticomunismo, cattolicesimo. Da qui l’impegno politico teso a cercare di innervare i principi dello Stato fascista nella repubblica democratica, operazione che riuscì in alcune occasioni, proprio perché, in Parlamento, i più realisti furono proprio Gray e i suoi amici. Un Gray sempre nazionalista nel secondo dopoguerra, fondatore del settimanale ‘Il Nazionale’ sulle colonne del quale continuò a combattere la sua battaglia politica fino alla fine (1969).