Si è chiuso un periodo importante per la missione di Amakpapè in Togo, dove opera la missionaria laica magentina Maristella Bigogno. Nel mese di aprile si sono ultimati i lavori per la scuola, dopo un anno e mezzo di grande impegno. Un edificio che copre un’area di circa 3.300 metri quadrati dove, oltre alle classi per l’asilo, le elementari e le medie, è stata realizzata la biblioteca, gli uffici, la segreteria, la presidenza e altro ancora. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione togolese e del Vescovo. Due settimane fa è stata completata anche la casa per i volontari. “Chiunque voglia fare un’esperienza di volontariato in Togo non ha che da provare – riferisce Francesco Bigogno, fratello di Maristella – I locali sono tutti piastrellati, autonomi e verniciati”.
Maristella è in Togo, ormai, da ben 17 anni. E’ partita da zero, prima a Lomè dove sono state realizzate due cittadelle e poi, tre anni fa, nella missione, dove non c’era nulla. Con tanto sacrificio lei e le altre persone impegnate nella missione, hanno realizzato tantissimo. Maristella ha scritto una lettera agli amici della parrocchia di San Martino di Magenta. “Amakpapè – scrive Maristella – è un villaggio a 70 chilometri dalla capitale Lomè. Un villaggio dedito all’agricoltura. Vengono coltivati il mais, la manioca, l’igname e il cotone”. Dopo avere realizzato il castello dell’acqua, la scuola, i campi sportivi, la payota, il pronto soccorso e tantissimo altro ancora il sogno è quello di costruire una bellissima chiesa dedicata a Gesù Misericordioso. La data per l’inaugurazione Maristella l’ha già fissata. E la scrive nella lettera inviata ai parrocchiani della San Martino. “Papa Francesco ha comunicato che l’8 dicembre si aprirà l’anno giubilare della misericordia e noi desidereremmo nello stesso giorno, poter inaugurare la nuova chiesa definita dal nostro vescovo emerito Monsignor Philippe Kpodzro ‘La Chiesa della Speranza’.
Amakpapè è un villaggio di poco più di duemila persone dove sono già presenti cinque moschee di cui una sesta in costruzione e più di dieci sette. La Comunità cristiana vuole diventare un punto di riferimento per far conoscere Gesù e per vivere relazioni di fraternità e solidarietà con tutti. Da quando abbiamo cominciato i lavori di costruzione l’intera comunità cattolica, e una volta anche tutto il villaggio, ha aiutato a raccogliere la sabbia dal fiume per costruire i mattoni”. Maristella scrive che, quando è stata raccolta la sabbia dal fiume, intere famiglie con bimbi anche piccoli (4, 5 anni) portavano tutti bacinelle, secchi e secchielloni sulla testa che rovesciavano poi sul carro che la trasportava fino al cantiere. “Per realizzare la chiesa abbiamo bisogno anche del vostro aiuto – continua a scrivere – ciascuno con la sua dose di generosità si senta chiamato a mettere anche il suo mattone. Che questo edificio, attraverso la proclamazione della parola, la partecipazione ai sacramenti e la fraternità vissuta nella quotidianità, possa far sperimentare a tutti la bellezza di Dio che è Amore”.
Conclude Maristella: “Forse qualcuno si domanderà perché la Chiesa non è stata costruita come prima opera missionaria, ma sono state fatte prima la scuola e l’infermeria. La risposta è semplice. Volevamo che la Chiesa fosse il risultato di un’opera comunitaria costruita con la partecipazione della comunità cattolica locale ed era necessario un tempo di conoscenza reciproco, perché la via del Vangelo si prepara con le opere di carità e attenzione alle persone. Continuiamo a lasciarci condurre dallo Spirito Santo portando a tutti la gioia del Vangelo”.