Ha destato curiosità l’aver ritrovato casualmente – nei giorni scorsi – a Saronno, a quattro metri sotto terra, un centinaio di mitragliatrici Breda 37, un’arma potente conosciuta come la ‘Pesante’ – la stessa che aveva in dotazione il gruppo comandato dal capitano Beltrami a Megolo – interrate dopo il 25 aprile dai partigiani.
Giuseppe Nigro è lo storico locale che ha scandagliato la storia della Resistenza nel territorio al punto che, nella primavera del 2009, Victoria De Grazia, della Colombia University di New York lo aveva intervistato per sapere qualche cosa in più di quanto era successo nei venti mesi che separano l’8 settembre 1943 dal 25 aprile 1945.
Gli americani sono interessati allo studio di questo periodo che ha cambiato la storia dell’Europa, mentre i nostri studenti non conoscono nemmeno la differenza tra ‘partigiani’ e ‘patrioti’. E’ ancora Nigro che spiega dalle pagine dei quotidiani che lo hanno interpellato il senso del ritrovamento delle mitragliatrici che si sposa con quanto anche noi abbiamo scritto (‘Su quella che fu la Resistenza – partigiani e patrioti’, 2014) sulla volontà dei partigiani comunisti di combattere in vista di quella rivoluzione ‘rossa’, favoleggiata dagli uomini della sinistra storica, che doveva prendere il posto di quella ‘nera’ appena sconfitta.
Giuseppe Nigro nel suo libro ‘Fuori dall’officina, La Resistenza nel Saronnese‘, 2005, ricorda che nel secondo dopoguerra si parlava – a livello locale – delle armi nascoste dai partigiani in attesa dell’ora ‘X’ ritardata dalla presenza dell’esercito alleato.
Le formazioni partigiane saronnesi, inquadrate nell1 183° brigata Garibaldi, consegnarono le loro armi a Monza il 12 maggio 1945 (ci sono le foto che documentano il momento delle consegna vicinanze del Distretto Militare). Ma, visto il ritrovamento dei giorni scorsi, non tutte furono consegnate.
Lo storico saronnese ha dichiarato a ‘La Prealpina’ del 2 giugno che “anche nel Pci saronnese vi era una componente di estrazione partigiana convinta che la linea di collaborazione di Togliatti fosse solamente fittizia e che in seguito sarebbe avvenuta l’auspicata presa del potere. Le armi partigiane – continua lo storico Nigro – come ho avuto occasione di documentare in una pubblicazione sull’occupazione delle fabbriche saronnesi, erano già comparse all’epoca dell’attentato a Togliatti.
Poi furono nuovamente imboscate e dopo quell’episodio il movimento partigiano comunista abbandonò qualsiasi velleità insurrezionale”.
Nella foto, Togliatti e Moscatelli