CASTELNOVATE frazione di VIZZOLA TICINO – Il castrum di Castelnovate è in condizioni tali da far accapponare la pelle a chiunque abbia a cuore il nostro patrimonio storico e archeologico. Ne hanno parlato in pochi. L’ultimo è stato Marco Balbi, nella sua tesi di laurea conseguita nell’anno scolastico 1884/85 presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano e pubblicata con il titolo ‘Pombia e Castelnovate nel sistema difensivo tardo antico-medievale pedemontano del Ticino’ sul numero 35 sulla rivista di storia locale ‘Contrade Nostre’ di Turbigo. Ricerca recentemente citata da Matteo Colaone, in due articoli pubblicati sulla rivista ‘Terra Insubre’ (2012), dal titolo eloquente: ‘Castelnovate e il suo castrum colpevolmente dimenticato’.
D’altra parte gli studiosi non possono fare altro che puntare l’indice accusatore sullo stato di degrado in cui si trova la seconda fortificazione dell’antico contado del Seprio (la prima è Castelseprio), le cui vestigia si sgretolano di anno in anno, mangiate dalla vegetazione e dall’ignoranza delle istituzioni. Fu un luogo di importanza eccezionale nel sistema difensivo tardo antico-medievale, un insediamento militare dotato di un porto sul Ticino (che ha traghettato fino ai tempi nostri) come ha dimostrato il Balbi nella sua ricerca, un punto nevralgico del territorio strettamente connesso a Castelseprio e Pombia e più in generale con Novara, Como e Milano fino ad arrivare ad Aquileia.
Nonostante la vicinanza a Malpensa le cui autorità hanno pensato bene di innalzare mega centri, dimenticando completamente la profonde radici del territorio, quando sarebbero bastate poche migliaia di euro per liberare il ‘castrum’ dalla vegetazione che lo sgretolando, sistemandolo dal punto di vista statico in modo da farlo vedere nell’ampio spiazzo antistante il cimitero e il campo di calcio di Castelnovate.