Dalla Francia, attraverso il Monginevro, la strada attraversava Susa-Torino-Chivasso-Stambino-Ivrea-Vercelli-Novara e si arrivava a Milano. Una strada antichissima, probabilmente realizzata da Belloveso (VI sec. a. C.), dicono gli studiosi e sicuramente valorizzata dai Romani con quella che è passata alla storia come Mediolnum-Novaria. Ma dove attraversasse il Ticino l’antica via delle Gallie non è ancora dato a sapere.
La ricostruzione del percorso (Milano-Novara), nel suo primo tratto, ha impegnato molti studiosi che con argomenti diversi ipotizzano due varianti. L’elemento determinante per entrambe le direttrici proposte è rappresentato – come abbiamo già detto – dal punto di attraversamento del Ticino che condiziona pesantemente la scelta del percorso.
E’ certo che la strada usciva da Milano da la Porta Vercellina e attraversava località i cui toponimi ne documentano il tracciato: Quarto Cagnino, Quinto Stampi, Settimo Milanese (Quarto, Quinto, Settimo ricordano la distanza, in miglia romane (un miglio equivale a 1481 metri), dall’origine della strada.
Prima ipotesi – Oltre Settimo la prima ipotesi propone un tracciato che tocca Sedriano, Vittuone, Corbetta, Magenta: la strada avrebbe attraversato il Ticino nei pressi di Pontevecchio di Magenta, più o meno dove oggi c’è il ponte ferroviario sul Ticino. Il ritrovamento, nel 1944, da parte di Ambrogio Palestra di un miliario in territorio di Robecco sul Naviglio (nella foto qui pubblicata) ha permesso di sostenere l’ipotesi ‘magentina’ dell’attraversamento del Ticino.
Seconda ipotesi: La recente scoperta della necropoli di Inveruno (1999) ha, invece, accredidato maggiormente la seconda direttrice che toccherebbe i centri di Sedriano, Arluno, Ossona, Inveruno, Cuggiono, Robecchetto con Induno, Turbigo. Proprio il confine tra i territori di Robecchetto con Induno e Turbigo individuerebbe il punto di attraversamento del Ticino, tesi confortata anche dal recente ritrovamento di un palificato altomedievale (1274) documentato in un convegno dal titolo ‘Il ponte torriano sul Ticino’ (i cui atti sono stati raccolti in una pubblicazione) al quale hanno partecipato eminenti studiosi.
A sostenere questa seconda ipotesi c’è anche la certezza dell’esistenza di un ponte sul Ticino per la strada che dal IV secolo d. C. metteva in comunicazione Como con Novara, attraverso il Varesotto e lungo l’alta valle dell’Olona collegando Como-Castelseprio a Novara. Ciò non esclude che il ponte cosiddetto ‘di Turbigo’ potesse servire anche una strada proveniente da Sud-Est come la Mediolanum-Novaria, la quale attraversava un territorio densamente abitato.
In realtà le due ipotesi non si respingono a vicenda: anzi è probabile che un’area così densamente popolata, secondo un modello di piccole comunità sparse, necessitasse di una rete di comunicazioni quanto più capillare, per permettere il transito