Ripubblichiamo una serie di articoli sul problema dello scarico del depuratore di Sant’Antonino nel Canale Industriale all’altezza di Nosate (nella foto, lo scarico quando era a cascata, poi, nel 2013 è stato insufflato nell’acqua corrente dal basso), ricordando che le acque di Busto Arsizio, Gallarate, Malpensa sono state fatte convergere nel bacino imbrifero del Ticino (attraverso il depuratore di Sant’Antonino) per una sorta di compensazione al superamento di quello che fu lo spagliamento dell’Arno che si allargava sempre più. Adesso l’Arno, le cui acque by-passano il depuratore, si raccolgono in due grandi vasconi da milioni di metri cubi a nord di Turbigo-Nosate che se non vengono puliti (com’è già accaduto) tracimano anche loro. Seguono gli articoli sul tema:
1° luglio 2013 – Da qualche settimana, le acque in uscita dal depuratore di Sant’Antonino, arrivano al Canale Industriale sott’acqua, in quanto è stato modificato il manufatto di sfioro che, dal 2007, permetteva ai reflui di gettarsi a cascata nelle acque alzando alte creste sul pelo libero che scandalizzavano i ciclo amatori che percorrevano l’alzaia. Con la nuova vasca-tubo che, invece di gettare le acque in superficie le fa sorgere dal fondo del canale, la cresta delle schiume si è abbassata, ma la scia risulta ugualmente evidente fino al congiungimento con il Naviglio Grande. Con l’eliminazione dell’effetto ‘cascata’, si spera di attutire le proteste dei cittadini che si sono rivolti all’Amministrazione lamentandosi della qualità e degli odori dell’acqua anche in relazione al fatto che l’ultimo report disponibile (2011) parla di un peggioramento delle stesse.
Nel 2012 è stato completato un primo lotto di lavori di potenziamento dell’impianto di depurazione di Sant’Antonino: sono stati attivati altri 4 filtri su tela (oggi in totale sono 12), ma a monte delle linee biologiche ci sono problemi che condizionano anche il buon funzionamento dei filtri.
“Si spera – ci dicono gli amministratori – che i problemi saranno risolti con la realizzazione del nuovo lotto di lavori (4,5 milioni di euro). E’ stata fatta la gara, ma le ditte che hanno perso hanno fatto ricorso e l’appalto si è fermato”.
Sul fatto poi che il depuratore, che raccoglie le acque di 300mila abitanti equivalenti (Busto Arsizio, Gallarate, Malpensa), sia in grado di abbattere i tensioattivi contenuti nei detersivi e la carica batterica (che impedisce la balneabilità del Naviglio) ci sono parecchie perplessità da parte dei locali, che si sono trovati inondati da reflui che, oltretutto, appartengono ad un bacino imbrifero (quello dell’Olona) diverso da quello del Ticino.
2007 – L’ipotesi: Le acque in uscita dal depuratore per irrigare le campagne
Nel mese di maggio 2007 le acque in uscita dal depuratore di Sant’Antonino avrebbero dovuto irrigare i campi dell’Altomilanese ed invece hanno allagato la ‘Boffalora-Malpensa’. Un guaio, dovuto alla rottura di un sifone, che è stato riparato in un mese di lavoro.
Nel settembre scorso le acque del depuratore erano arrivate per la prima volta al Canale Industriale provocando la comparsa una scia di schiuma che aveva allarmato i ciclisti che percorrevano abitualmente l’alzaia. Subito la responsabilità fu attribuita al depuratore di Sant’Antonino che era stato autorizzato da poco a scaricare i reflui nel canale. Proprio perché le acque in uscita contengono sempre un certo “residuo sporco”, il depuratore è munito di un impianto di “Ozonizzazione”, seguito da un altro a “Raggi ultravioletti” in grado di abbattere i batteri e, alla fine del ciclo, un impianto di “fitodepurazione” ( dove un particolare tipo di vegetazione assorbe il rimanente) dovrebbe azzerare l’inquinamento residuo. Sul fatto che tutto il ciclo funzioni a regola d’arte ci sono parecchie perplessità da parte della gente. Comunque, con alti e bassi è passato l’inverno e, ai primi di maggio, era previsto che i reflui fossero deviati nel canale Villoresi. Cosicché non sarebbero più arrivati all’Industriale con gran sollievo dei ciclisti che percorrono l’alzaia e vedono malvolentieri la schiuma, dovuta ai tensioattivi, affiorare sull’acqua.
Il 3 maggio scorso le acque sono state deviate dall’Industriale al Villoresi, ma l’acqua non è arrivata a destinazione. “ E’ successo – ci dice Maurizio Casati, assessore all’Ecologia del comune di Nosate – che quando l’acqua è stata inviata nel diramatore del Villoresi, che doveva irrigare i campi all’altezza di Arconate, si è scoperto che le operazioni di costruzione della Boffalora-Malpensa avevano distrutto un sifone per cui l’acqua si spandeva in altre direzioni e non arrivava a destinazione. C’è voluto un mese per la riparazione del sifone e a giorni, i reflui dovrebbero arrivare a destinazione”.
15 maggio 2007: Bliz nella zona di scarico del depuratore di Sant’Antonino
Legambiente “Ticino”, parte integrante del Coordinamento “Salviamo” Ticino, insieme ad altri ambientalisti del territorio si sono ritrovati, martedì 15 maggio 2007, in piazza Borromeo a Nosate per un blitz alla zona di scarico del depuratore di Sant’Antonino nel canale Industriale, ma anche per denunciare la penuria d’acqua che alimenta il Ticino. Nemmeno un terzo della “portata vitale” (25 metri cubi al secondo) arriva al fiume in quanto sono forti, in questo periodo, i prelevamenti per l’agricoltura e l’industria. Da qui la denuncia degli ambientalisti che si è concretizzata in un servizio sul TG regionale di martedì sera..
Dei 76 depuratori (56 pubblici e 20 privati)che scaricano le loro acque nel corso del Ticino sub lacuale, ben pochi – secondo quando ebbe a dire Dario Furlanetto, direttore del Parco del Ticino lombardo – rispettano integralmente l’ambiente. Sono depuratori che rilasciano acque depurate secondo la legge in vigore, ma se l’Italia avesse recepito la direttiva 2060 dell’Unione Europea sarebbero tutti fuorilegge. In particolare, dal depuratore di San Antonino (300 mila abitanti equivalenti), una volta che il progetto sarà portato a termine, usciranno delle acque con una bassa carica batterica (per opera dell’ozonizzazione e dei raggi ultravioletti) che dovrebbe essere ulteriormente diminuita attraverso la fitodepurazione. Attualmente, però, nonostante l’impianto sia in servizio da qualche anno, non sembra in grado di rilasciare la promessa acqua “balneabile” e, difatti, la contestazione degli ambientalisti si è focalizzata su questo scarico nel canale Industriale, posto in territorio di Nosate.