Novembre 1992, fu la mia prima volta in Mostar, la colonna sonora era il crepitio delle mitragliatrici, dappertutto disperazione e morte, continuai a fare molteplici viaggi di aiuti umanitari sempre consegnandoli alla Caritas di Mostar, fui involontario testimone della recente storia dello Stari Most (Ponte Vecchio) simbolo della storia mussulmana della città. Qui devo fare una doverosa parentesi storica: “Lo Stari Most (che in italiano significa: “Il Vecchio Ponte”) è un ponte ottomano del XVI secolo appartenente alla città di Mostar, in Bosnia ed Erzegovina, che attraversa il fiume Neretva per unire le due parti della città che esso divide. Il ponte venne distrutto dalle forze croato-bosniache nel corso della guerra in Bosnia, la mattina del 9 novembre 1993. Immediatamente venne messo in moto un progetto per la ricostruzione, che cominciò alla fine delle ostilità e terminò il 22 luglio 2004.
Da involontario testimone l’ho attraversato molteplici volte nelle sue trasformazioni, ho camminato sulla prima passerella fatta rapidamente dai mussulmani dopo la distruzione del ponte originale, serviva a tenere l’unica posizione che l’esercito bosniaco aveva al di là della Neretva, ho visto costruire e ho camminato sulla seconda passerella, fatta dai militari dell’Onu all’inizio dei trattati di pace, con lo scopo primario di tentare il ricongiungimento delle popolazioni mussulmane e croate, poi nel 2004 ho rivisto lo Stari Most nella sua originale bellezza, grazie anche al contributo dell’Italia che con una donazione di 3.400.000 euro e un grande contributo tecnico dei nostri ingegneri. Una delle peculiarità dello Stari Most, anteguerra, era che ragazzini, in cambio di una piccola mancia, si esibivano in un tuffo dal ponte, credo che vista la particolarità RED BULL abbia voluto inserire nel campionato Mondiale di Cliff Diving la tappa Bosniaca che ha riscosso un grande successo di pubblico e nei miei 23 anni che vengo da queste parti ho visto una nuova generazione, che anagraficamente non si ricorda della guerra e mi ha dato l’impressione che avevano solo una grande voglia di divertirsi. È arrivato il momento di essere più tecnico che romantico e devo dare i risultati della gara che non ho seguito da giornalista, di fatto ho approfittato e mi sono seduto a un tavolo, mangiando Cevapcici in uno dei ristoranti vista ponte e ammirando i tuffatori che si lanciavano da una pedana, appositamente costruita, di 27 metri. Ha vinto il messicano Jonathan Paredes, davanti al connazionale Sergio Guzman e all’americano David Colturi mentre l’inglese Gary Hunt, a caccia della sua sesta vittoria consecutiva, questa volta si è dovuto arrendere, tenterà di riscattarsi nella tappa italiana di Polignano a Mare.