In questi giorni abbiamo letto su ‘Il Giornale’ un bell’articolo di Simona Borgatti sull’intenzione dell’Amministrazione Comunale di Cusago, guidata da Daniela Pallazzoli, di intervenire per evitare che quella che fu la residenza estiva di Bernabò Visconti crolli davanti agli occhi di un paese di cui, il famoso castello del XIV secolo, ha rappresentato il fiore all’occhiello per secoli. E così ha preso di petto il problema e manifestato l’intenzione di acquistare una quota della proprietà per creare poi una fondazione che si occupi del recupero dell’antico maniero.
‘Merito et tempore‘ (era il motto sforzesco dipinto su un soffitto a cassettoni del castello, ancora leggibile), ‘con il merito e il tempo’ è anche l’assunto che ha spinto il sindaco imprenditrice (eletto in una lista civica ‘La nostra Cusago’) a intervenire, forte anche del fatto di essere all’inizio del suo secondo mandato.
E’ quello che andrebbe fatto anche a Castelletto di Cuggiono, con villa Clerici, per la quale l’attuale proprietà si lasciò scappare l’acquisto – una decina di anni fa – da parte di una una nota casa di Moda che ne voleva fare il proprio centro propulsivo. E, intanto, le torri stanno crollando e quella che fu una ‘villa di delizia’ si avvicina sempre più al collasso.
IL 23 GIUGNO 2005 – Dieci anni fa, appunto il 23 giugno 2005, fu l’ultima volta che la ‘villa di delizia’ aprì i suoi portoni al pubblico che intervenne numeroso (500 persone). L’iniziativa fu della Fondazione ‘Primo Candiani onlus’, sorta per stimolare un recupero ancora possibile.
Nella fausta occasione, quella che fu una delle residenze della nobile famiglia Clerici – che nei secoli tra Seicento e Settecento possedeva vasti possedimenti lungo la riva sinistra del Ticino – fu ripulita dall’attuale proprietà Pacchi di Busto Arsizio e resa visitabile. Si scoprì così che, una ‘tranche’ della scenografica scalinata in granito rosa di Baveno – che degrada verso l’imbarcadero sul Naviglio Grande – era stata demolita per far posto ad una vasca per il candeggio in quella che fu l’ultima utilizzazione della villa: la tessitura Simontacchi. Ma se fosse solo per questo, poco male, il pianto e lo stridore di denti avvenne nello scoprire che pezzi di parete affrescati dai più grandi pittori del Seicento erano stati demoliti per creare ambienti più consoni all’attività industriale.
CRONACA DELLA SERATA DI DIECI ANNI FA. “Stasera abbiamo l’onore di avere con noi i marchesi Clerici che sono tornati per la prima volta nei luoghi che furono dei loro antenati – disse Luisa Vignati, artefice dell’iniziativa – Fu nel 1643 che la famiglia Clerici si stabilì a Milano e iniziò ad acquisire immobili nell’antica contrada dei Bossi. Da lì iniziò quella ‘pietrificazione’ della ricchezza della quale si parla ancora oggi e che annovera almeno tre perle: il palazzo Clerici di Milano affrescato dal Tiepolo; Villa Carlotta a Tremezzo sul lago; Villa di delizia a Castelletto di Cuggiono sul Naviglio Grande, A noi interesse ricordare Malvaglio dove i Clerici possedevano buona parte del paese, oltre le cascine della vallata. Inoltre, due nobildonne della stirpe Clerici sposarono dei Fagnani e il terreno in cui è stata innalzata la chiesa di S. Bernardo è frutto di una loro donazione”.
Tema della serata, quindi, la famiglia Clerici, ma anche la villa voluta da Giorgio II, per la quale incaricò l’architetto Gerolamo Quadro. Nacque così una “delizia” che ebbe il suo momento di fulgore nel Settecento quando Marcantonio Del Re la immortalò nelle sue famose stampe. Nel 1871, passò in eredità e fu destinata a sede del Manicomio provinciale. Non se ne fece niente fino a quando fu acquistata dall’ingegner Carlo Cornelli (un pioniere, ancora tutto da scoprire, dell’energia elettrica nel territorio) che la vendette ai Simontacchi i quali realizzarono uno stabilimento tessile. E’ del 1950 l’acquisto della villa da parte dell’attuale proprietà Pacchi di Busto Arsizio.
Alla serata parteciparono, oltre ai sindaci del territorio, noti studiosi: Cristina Volontè, Matteo Turconi Sormani (il ‘non plus ultra’, oltre ad essere il motto dei Clerici, si addice anche a questo studioso dell nobile famiglia), Simonetta Coppa, della Soprintendenza ai Beni artistici della Lombardia, che parlò della committenza artistica della famiglia Clerici ricordando le ricerche di Alessandra Kluzer e Mario Comincini che documentano come i cicli pittorici esistenti risalgano al 1680. Citò i nomi di Agostino Santagostino cui si devono “Le storie di Cleopatra”, l’affresco a sinistra entrando dal triportico; di Federico Bianchi; ma ci sono opere anche di Stefano Montalto (affrescate nella galleria del piano nobile e denominate ‘L’Aurora’, ‘La “Flora’, certamente le più rinomate) che trovano corrispondenza con altre esistenti nel Palazzo Arese di Cesano Maderno.