La notizia non è risaltata dai media, ma tra agosto e questi primi giorni di settembre in Regione Lombardia si è consumato un colpo di giunta a vertice presidenziale “da paura”, per dirla in gergo colloquiale. Il presidente Roberto Maroni (Lega Nord) destituisce il vice Mantovani Mario (FI) dalla Sanità, al termine di un lungo braccio di ferro sul piano di riforma del sistema sanitario lombardo. Ma proviamo a raccontare in sintesi questa storia partendo da alcune doverose premesse. La giunta leghista di Roberto Maroni prese vita nel non lontano 2013 in stretta associazione con quell’uscente Forza Italia già di Roberto Formigoni, di cui la Lega Nord stessa chiedeva a gran voce le dimissioni dopo i vari fatti processuali e scandali che ne avevano marcato ormai l’autorevolezza. Del resto, la competizione interna tra le due forze del centrodestra non nasceva in quei giorni; e l’avversione della Lega al braccio operativo della Forza Italia lombarda di stampo CL ha sempre accompagnato le ambizioni del partito di Bossi e Maroni in Lombardia. Il nuovo governo regionale leghista dunque nacque in stato di non propria coerenza politica, almeno agli occhi esterni degli elettori, benché gli attori sulla nuova scena fossero cambiati. Si passò così ad un nuovo sodalizio Lega-Forza Italia con inversione dei rapporti di forza e spostamento politico verso gruppi alternativi alle correnti dominanti da venti anni in Lombardia. In quei giorni la stessa Lega stava subendo terremoti interni con la decisa presa di Maroni sulla segreteria del Carroccio. Fu così che Mario Mantovani, esponente di spicco di una Forza Italia più genuinamente filo-berlusconiana e nazionale, politico esperto e molto ben radicato sul territorio (non per nulla coordinatore per Fi), assunse il ruolo di vice presidente della Regione nonché assessore alla Sanità, vale a dire l’assessorato più “pesante” del lotto, l’80% del bilancio lombardo. Mantovani, del resto, disponeva di una conoscenza del campo dell’assistenza che lasciava presagire un assessorato a forte competenza e di forte marcatura, anche a livello comunicativo, come nello stile dell’uomo. E queste erano le premesse. Tornando all’attualità, 4 e 5 agosto 2015: in Consiglio approda la proposta di riforma del sistema socio-sanitario lombardo, progetto di legge 228 di riforma della nota Legge 33, quella che regola la sanità in Lombardia, appunto. Il testo portato alla votazione in Consiglio ha come padre ispiratore proprio il presidente Maroni; particolare da non sottovalutare visto il ruolo non puramente nominale del vice presidente ed assessore Mantovani. Il quale, infatti, aveva lavorato personalmente alla stesura di un piano di riforma. Le due diverse proposte si erano confrontate in Commissione; alla fine il “piano Mantovani” è stato lasciato proprio sui quei tavoli preliminari, mentre il “piano Maroni” è arrivato in Aula dove puntualmente la maggioranza lo ha approvato e reso legge. Dagli scrutinii non appare il voto favorevole sotto il nome dell’ex sindaco di Arconate e Coordinatore Fi; pare abbia dichiarato “non ha funzionato il badge”. 31 agosto: il presidente Maroni convoca il vice per una comunicazione. La comunicazione consiste nel ritiro della delega alla sanità; insieme a questa viene revocata la delega al Welfare a Maria Cristina Cantù, in quota Lega. Ma questa seconda mossa – che pure ha significato sul piano strutturale per la visione della sanità lombarda – non ha politicamente rilevanza (la Cantù sarà direttrice della erigenda “Agenzia regionale per il controllo della riforma sanitaria”); è la prima, ovvero la deposizione di Mantovani, la bomba. Al forzista non viene tolta la carica di numero due del governo della Lombardia e viene proposto di assumere un corposo impegno assessorile in materia di Affari Internazionali e politiche comunitarie.
Delega che Mantovani accetta, ringraziando, davanti alla Giunta regionale il 4 settembre scorso, venerdì, rilasciando ai colleghi e poi alla stampa la seguente dichiarazione: “Ringrazio il presidente Maroni per il rinnovo della fiducia, con la riconferma del mio ruolo di vicepresidente e per il conferimento di nuove deleghe così significative sul piano internazionale che affronto con il consueto entusiasmo, anche in virtù della mia decennale esperienza da parlamentare europeo. Desidero altresì ringraziare tutti i colleghi per il supporto, la collaborazione e l’incoraggiamento ricevuti in questi anni nel mio ruolo di assessore alla Salute; un ringraziamento particolare all’assessore Massimo Garavaglia con il quale abbiamo condiviso momenti delicati in sede governativa, ottenendo buoni risultati a beneficio della salute dei Lombardi.“Un lavoro molto impegnativo, assunto in un momento certamente difficile nella storia della sanità lombarda e che lascio – ha proseguito Mantovani – nella consapevolezza di aver promosso provvedimenti ed azioni tutti orientati al rinnovamento, alla trasparenza e alla legalità”. A chiosa di questa comunicazione il campione di Forza Italia fa seguire un appunto che lascia intendere al Governatore leghista che non verrà lasciato “solo” nella gestione della riforma e dei piani attuativi: “Ora il presidente sta procedendo con l’attuazione dei primi provvedimenti relativi alla nuova riforma sociosanitaria, con l’assunzione dell’interim delle due precedenti deleghe. Un percorso che prossimamente vedrà coinvolto con certezza il movimento cui appartengo”. Come dire, 1-0, palla al centro. In gioco ci sono i 17 miliardi di euro del capitolo “sanità lombarda”.
A. Branca