Quotidianamente, nella pagina dei lettori de ‘La Prealpina’, c’è una lettera legata all’evento della bomba da 500 kg ritrovata nell’alveo del Ticino in località ‘Bosco Vedro’. Dopo quelle in cui si contestava la fabbricazione tedesca – nonostante tutto – il 16 settembre ha scritto un prete, don Maurizio Canti di Gornate Superiore, raccontando i suoi ricordi di settant’anni fa:
SUL PONTE DEL TICINO – “In viaggio da Novara a Saronno il treno si fermò prima del ponte di Turbigo dopo uno dei bombardamenti spesso fallimentari. Su quello che restava dei binari, in alto, furono stese delle assi da ponte non inchiodate e muovendosene una vidi il vuoto verso il Ticino da 15-20 metri… Un uomo mi tenne per la camicia. In seguito misero il barcone o chiatta con la fune per attraversare il fiume.
SULLA FABBRICAZIONE DELLA BOMBA. Essendo perito meccanico capo-attrezzista alla Logomarsino ebbi modo di lavorare su macchine americane, fresatrici Milwaukee (con alberi cilindrici, uniche al mondo – aiuto ERP) e le misure erano tutte il pollici. Il sistema metrico fu introdotto dopo dagli Alleati. Solo a trovare una vite Withworth per un cancello era miracoloso in Italia: ritengo quindi poco probabile l’utilizzo di bombe costruite meccanicamente col sistema metrico decimale – che certamente richiedevano adattamenti per il trasporto – in un’economia di guerra da parte degli Alleati che non badavano certo a fare economia.
I BOMBARDIERI ALLEATI. Tornavo spesso dai miei parenti a Confienza (Pv), vicino a Vercelli e sdraiato su un prato a pancia in su un giorno vidi passare sulla mia testa, a bassissima quota, decine di formazioni di bombardieri alleati, formate da 6×6 aerei con davanti il 37° del capo squadriglia. Erano talmente bassi e lenti per il carico di bombe che nel vetro corazzato davanti distinguevo le gambe dei pioti. Andavano a bombardare Milano…”.