Angelo Paratico è un turbighese che vive a Hong Kong da trent’anni. Ne abbiamo parlato tante volte e ripubblicato articoli che diffonde su diverse testate. Stavolta riproduciamo un articolo pubblicato su ‘Italiani.it’, nella rubrica italiani nel mondo(http://www.litaliano.it/index.php/itamondo/itamondo-news/eventi/1413-angelo-lebbrosi). Si tratta di un lungo articolo che ripercorre la vita del padre gesuita Gaetano Nicosia festeggiato da un gruppo di amici con la realizzazione di un dcumentario sulla sua lunga vita (ha appena compiuto cent’anni).
Il 3 aprile 2015 Gaetano Nicosia, salesiano e noto come l’Angelo dei lebbrosi, ha compiuto 100 anni e un documentario sulla sua vita e sulla sua opera è stato completato da un gruppo di amici – fra i quali l’autore di questo articolo. Abbiamo raccolto in internet circa 2000 euro, che quasi ci son bastati per coprire le spese vive. L’opera è stata presentata per la prima volta lo scorso 15 settembre 2015 nella storica sede dei salesiani sull’isola di Hong Kong, presenti lo stesso padre Nicosia, il trentino Lanfranco Fedrigotti, provinciale per l’estremo Oriente e il cardinale Joseph Zen. Coincidenza ha voluto che quello è il giorno dedicato alla Madonna Addolorata e, proprio alla Madonna Addolorata il nostro Gaetano Nicosia aveva dedicato il suo lebbrosario – posto sull’isola di Coloane, nella ex colonia portoghese di Macao – nel quale ha spartanamente vissuto dal 1963 al 2011. Ci siamo dovuti arrangiare, trovando musiche e filmati d’epoca per i quali i diritti d’autore non erano troppo onerosi, e il doppiaggio in lingua inglese lo ha fatto un amico americano. Il risultato finale del nostro lavoro ci pare tutto sommato dignitoso. Verrà mostrato dalle televisioni di Hong Kong e di Macao e, chissà, interesserà pure alla RAI? Questo documento storico, ne siamo convinti, durerà nel tempo come durano nel tempo tutte le opere che sono il frutto dell’amore per il prossimo, dell’onestà e del disinteresse. Gaetano Nicosia è nato a San Giovanni la Punta in provincia di Catania. Non ha ricordi del padre, il bersagliere Antonino Nicosia, morto sul Carso nel febbraio 1918. Lui e Salvatore, il suo fratello maggiore – 102 anni! – vennero cresciuti dalla madre con la sua misera pensione da vedova di guerra. Nicosia ricorda ancora i sospiri della mamma ogni 4 novembre: “Sí, la vittoria, ma il mio Antonino non torna più!” A San Giovanni la Punta nacque anche Gabriele Maria Allegra (1907-1976) il francescano che ha tradotto la Bibbia cattolica in cinese, ancora usata ai nostri giorni. Gaetano e Salvatore vennero mandati nel collegio salesiano di Caltagirone per essere avviati alla professione di tipografi e fu lì che Gaetano trovò delle riviste salesiane con delle foto di lebbrosi che lo impressionarono moltissimo. Dapprima non volle guardarle ma poi se ne pentì e concluse che sono esseri umani come noi e come tali vanno visti e trattati. In seguito venne inviato a Marsala e poi a Catania e fu lì che volle diventare un missionario, sempre con i lebbrosi in mente. Lo mandarono poi a Gaeta: accompagnato dal fratello ci andò in treno nel 1932. Gli orfani di guerra potevano viaggiare gratis.
Nel 1935 fu pronto a partire per la Cina, proprio nell’anno della canonizzazione di Don Bosco. Sbarcò a Hong Kong il 12 novembre 1935. Il responsabile salesiano dei novizi, don Almazan, vedendolo troppo gracile, lo volle subito rispedire in Italia ma intervenne il superiore provinciale, don Carlo Braga (1889-1971) che, vedendolo in lacrime, lo aiutò e lo sostenne permettendogli di restare in terra di missione. Nel 1939 lo troviamo nella vicina Macao dove s’occupa dei ragazzi d’un orfanotrofio e dopo Pearl Harbour, nel 1941, i giapponesi invasero Hong Kong ma per non irritare il Portogallo – si parlò d’un intervento tedesco sul Giappone: temevano che il Portogallo sarebbe passato con gli Alleati – si fermarono sul confine. L’allora governatore della colonia, Gabriel Mauricio Teixeira, prese la moglie e i figli per mano e andò alla Porta do Cerco sul confine con la Cina, fronteggiando i militari giapponesi in attesa di ordini: come a dire che se volevano passare avrebbero dovuto farlo sui loro corpi. Gli anni di guerra furono durissimi per Macao, la popolazione passò da 200.000 a più di un milione nel giro di pochi mesi. Vi furono casi di cannibalismo, morti di stenti, assassinii e le strade di notte erano dormitori a cielo aperto. Nicosia ricorda che riuscì a sfamare i suoi 800 ragazzi andando al porto e, d’accordo con il governatore che aveva piena fiducia nei salesiani, prendeva dei sacchi di riso appena scaricati dalle navi provenienti dalla Tailandia e se li portava via. A Macao risiedeva anche don Luigi Montini, cugino del futuro papa Paolo VI e grazie alle sue conoscenze in Vaticano riuscirono a ottenere aiuti per costruire una scuola di agricoltura dove educare i figli dei rifugiati cinesi.
A guerra finita, nel 1946, Nicosia divenne sacerdote e fu trasferito a Hong Kong ma fu solo nel 1963 che poté coronare il suo sogno di curare i lebbrosi. A Macao esisteva già un campo di segregazione sull’isola di Coloane, con uomini e donne che vivevano in promiscuità come dei selvaggi, generando bambini infettati dal morbo. Nessuno se ne occupava e neppure i medici volevano metterci piede: c’erano solo dei volontari che, con una barca, una volta alla settimana vi scaricavano delle provviste e poi se ne andavano. Nessuno dei lebbrosi veniva curato e molti si suicidavano, disperando nel futuro. Con l’arrivo di Gaetano Nicosia le cose cambiarono radicalmente: il suo primo atto fu di mettere quell’inferno sotto alla protezione di Maria Addolorata e poi vi riportò l’ordine, l’igiene, infondendo fiducia nei disperati, dicendo loro che erano uguali agli altri e che dopo la cura, una volta guariti, sarebbero ritornati alle loro case. Lo scultore toscano Oseo Acconci, che si era stabilito a Macao negli anni trenta, progettò e costruì una chiesa; lo scultore Francesco Messina inviò un magnifico crocifisso in bronzo alto due metri e sessanta centimetri, che ancora troneggia sulla facciata della chiesa. I frutti del nuovo corso non tardarono ad arrivare: già dal 1970 ben 40 malati erano usciti dal campo, completamente risanati. Gaetano Nicosia nel frattempo aveva trovato il tempo per fondare una scuola media e un istituto per bambini handicappati che, ancor oggi, funzionano alla perfezione. Molti dei figli di quei lebbrosi sono diventati avvocati, medici e architetti ma non hanno dimenticato il debito di gratitudine nei confronti di questo gracile siciliano con una fede di ferro.