Essere socialisti nel XXI secolo vuol dire essere demodè.
Eppure Roberto Biscardini a Milano si sta dando da fare per riaprire i Navigli, ma anche per raccogliere le firme per l’elezione diretta dei consiglieri e dei sindaci della città metropolitana e c’è ancora qualche senatore (Buemi) che porta il garofano. Ma il garofano era stata un’intuizione di quel grande socialista che fu Bettino Craxi, morto ‘latitante’ per la magistratura in Tunisia, in esilio volontario per i socialisti. E’ stata proprio una foto donataci da un ‘compagno’ di ritorno da Hammamet che ci ha dato motivo di scrivere questa nota che vuole ricordare l’orgoglio italiano di quel presidente del Consiglio che osò sfidare – trent’anni fa – il gigante Usa nella crisi dell’Achille Lauro. E Reagan non era la Merkel d’oggidì.
OTTOBRE 1985 – Braccio di ferro tra Roma e Washington, tra Craxi e Reagan: cinquanta carabinieri circondano l’aereo egiziano con Abu Abbas nella base di Sigonella in Sicilia e sono a loro volta circondati da cinquanta militari della Delta Force. Un libro recentemente pubblicato da Mondadori (La notte di Sigonella) rende giustizia al coraggio di Craxi e della strada da lui intrapresa.
Gli Americani volevano trattare l’Italia come una colonia: Craxi rispose dicendo che i sequestratori avevano colpito una nave italiana in acque internazionali, dunque dovevano essere processati in Italia e non negli Usa. A un uomo di questo calibro non fu neanche concesso di ritornare in Italia a curarsi dal diabete che gli stava ‘divorando’ un piede, nonostante D’Alema, allora presidente del Consiglio, non avesse niente da eccepire.
I magistrati morivano dalla voglia di arrestare il ‘cinghialone’ e far sapere a tutti che i ‘sacerdoti’ del potere erano loro. E lo sono ancora oggi. Purtroppo.