LEGNANO – Ci sono dei turbighesi che hanno cenato a Legnano insieme a Bruno Lonati e lo hanno registrato mentre raccontava la ‘mission’ che aveva ricevuto dagli inglesi: uccidere Mussolini per sottrargli il carteggio che aveva avuto con Churchill e che il Duce teneva ben stretto come una sorta di lasciapassare per la storia.
Nato a Legnano 94 anni fa, dopo la fine della seconda guerra mondiale Bruno Lonati era ritornato in città tenendosi stretto il suo segreto. Aveva lavorato alla Franco Tosi fino al 1956, poi si era trasferito alla Fiat di Torino come dirigente (1958), per poi spostarsi a Bari a dirigere una società metalmeccanica. La morte è arrivata sabato scorso a Milano, ma la sua verità – dopo cinquant’anni, come aveva concordato con gli inglesi – l’aveva resa pubblica nel 1994 quando pubblicò per Mursia il libro “Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità”.
Anche noi abbiamo seguito il sottile filo rosso che avvolge la storia della fine di Benito Mussolini, visto che alla ‘verità’ scritta dai comunisti di allora non crede più nessuno.
Nel volume ‘Su quella che fu la Resistenza”, (2014), a pagina 30, abbiamo ripercorso tutto quanto era stato scritto sull’evento, registrando anche la ‘verità’ di Lonati che dice di avere, dietro ordine del capitano inglese John, ucciso con mitra ‘Sten’ Benito Mussolini alle 10.30 del 28 aprile. In seguito, lo storico Luciano Garibaldi, dopo aver intervistato il Lonati, ha pubblicato un libro “La pista inglese” per ribadire la veridicità del comandante della 101esima Brigata Garibaldi, ripresa anche dal turbighese Angelo Paratico nel suo “Ben”, da Peter Tompkins ne “L’altra Resistenza” e da Maria Luisa Fiorenza in un programma Rai3 nell’agosto 2004.