NOVARA – Valerio Zinetti ce l’ha fatta a presentare il suo libro su Ezio Maria Gray a Novara, dopo che la libreria Lazzarelli aveva disdetto l’appuntamento che aveva preso in precedenza per i cosiddetti “motivi di ordine pubblico’. Gli organizzatori hannno chiesto udienza all’Albergo Italia che ha messo a disposizione la ‘Sala degli Specchi’ dove si sono ritrovati una settantina di persone con relatori del peso di Luciano Garibaldi. Non ha voluto mancare Rosanna Rapellini, classe 1924, che conobbe Ezio Maria Gray nel periodo di militanza nel Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale Italiana.
Ezio Maria Gray fu nazionalista, fascista e parlamentare repubblicano e non c’era una ragione logica per cui non si potesse ricordarne la figura politica e culturale, in quanto alla sua persona non possono essere ascrivibili nessun reato di ‘sangue e di oro’ come ebbe a riconoscere anche il Pm, Luigi Bianchi d’Espinosa nel processo intentato contro la sua persona nel 1946. Non solo, al processo si presentarono numerose personalità antifasciste del Novarese testimoniando la moderazione e la generosità di Ezio Maria Gray. Luigi Tacchelli, questore di Novara post-Liberazione, interrogato nel dibattimento riconobbe che i testimoni che avevano deposto favorevolmente per il Gray si erano presentati spontaneamente.
Si chiamavano, professor Giulio Provenzale: “Gray mi ha sempre dimostrato la sua simpatia pur essendo io israelita. Dovetti al Gray la mia permanenza al Consiglio Nazionale delle Ricerche”; avvocato Ugo Piseschi: “Venuto a conoscenza che una denuncia era stata presentata contro di me dalla Questura di Roma, il Gray intervenne a mio favore e a mia insaputa. La denuncia fu archiviata. Di ciò ebbi notizia alcuni mesi dopo e casualmente (…) Il mio intransigente antifascismo e il ricordo della subita persecuzione non solo non impediscono, ma aumentano il mio dovere di riconoscenza nei confronti di Ezio Maria Gray. Questo io desidero rendere noto ai suoi giudici”.
Il Pubblico Ministero, Luigi Bianchi d’Espinosa, con le seguenti parole iniziò la sua requisitoria che fu poi pubblicata dalla rivista di eloquenza di De Nicola e Porzio:
“Io credo sia la prima volta che un gerarca fascista si presenti dinanzi a voi assumendo e quasi rivendicando la piena, intera, responsabilità per la sua azione politica durante il Ventennio della dittatura. Questo atteggiamento dell’attuale imputato, mentre da una parte induce il Pubblico Ministero a riconoscere ad Ezio Maria Gray un comportamento di dignità che ha dovuto negare, prima di lui, ad altri e più alti gerarchi, riduce il compito della Pubblica Accusa ad esaminare se nell’azione politica che risulta dal recente suo interrogatorio e dalle sue stesse ammissioni si riscontrino gli estremi giuridici.”
Il Pubblico Ministero richiese la condanna a trent’anni di reclusione. La Corte ne assegnò venti. Gray rifiutò il ricorso in Cassazione. Fu liberato poco dopo a seguito dell’amnistia Togliatti e qualche anno dopo fece in suo ingresso nel Parlamento repubblicano.