STORIE DI TURBIGO 3 – Cesare Cantù che curò la ‘Grande Illustrazione del Lombardo Veneto’, nel primo Volume pubblicato a Milano nel 1858, descrive come entrò in contatto con la ‘sterminata foresta’ rappresentata dai boschi del Ticino di allora e ne prefigurò la fine nella ‘monotona regolarità di un campo di biade’.
“Mi addentrai nel fitto, e trovata un’oasi deliziosa, mi riposai sull’erbe muscose, al rezzo delle secolari piante. Un’aura leggiera faceva stormire le foglie, unico rumore che alterasse il religioso silenzio (…) Qui ebbero stanza i Galli, e qui compivano i loro sacrifici, quando munivano la dcestra del Ticino contro le irrompenti falange remane (…) Eran questi boschi caccia riservata; ma l’industria fredda emissaria delle voracità umane, verrà un giorno ad abbattere le secolari piante e caricherà dei suoi tronchi le navi del Ticino; l’aratro compirà il resto riducendo questo luogo maestoso alla monotona regolarità di un campo di biade”.