C’è un gruppo di appassionati che vorrebbe allestire un ‘Museo del Risorgimento’, proprio per le peculiarità che il nostro territorio può vantare. Una di queste è data dal fatto Turbigo fu il primo territorio ad essere occupato dalle truppe franco-piemontesi nei primordi di quella che è passata alla storia come ‘Battaglia di Magenta’ (2° guerra d’indipendenza, giugno 1859).
Un’altra peculiarità, oltre al ‘turcos’ trovato effigiato nell’edificio d’angolo posto di fronte all’entrata della Scuola Materna di Via Matteotti (recentemente ristrutturato), era il cippo che documentava il luogo (le tre ‘gabbe’, foto pubblicata) in cui cadde il capitano Vaneechout, morto a Turbigo nella braccia del parroco don Pietro Bossi (1844-1893).
Appunto i tre ‘gabboni’ (gelsi) diedero il nome alla via che porta alla costa Turbigina, derivazione di Via Villoresi sull’altipiano che porta a Robecchetto. Essi si trovavano là, dove la strada campestre, curvando a sinistra e poi a destra, arrivava a settentrione della cascina Gatta. La lapide – che oggi riposa nell’abitazione di qualche turbighese – era infissa nella terra al limite sud-est della recinzione dell’ex conceria Paratico-Garavaglia. E’ stato tramandato, dalla memoria orale del paese, che Ugo Colombo, figlio di Attilio e nipote di Luigi, vide (aveva sette anni!) da una finestra della cascina Gatta un episodio del combattimento di Turbigo-Robecchetto e per tale ragione fu ‘sculacciato’ dal bisnonno Giovanni Maria per la sua curiosità che lo esponeva a gravi pericoli.
FOTO Cartolina d’epoca, di cui l’originale è in possesso del signor Belluco di Castano, che porta le seguenti parole: “Luogo ove cadde il capitano Vaneechout, martire della indipendenza italiana – + 3 giugno 1859”. La tomba del soldato si trova nel primo campo del cimitero turbighese.