MALPENSA-TURBIGO – Un museo archeologico alla Malpensa, finanziato dalle Ferrovie Nord Milano (Fnm), è la proposta che sta andando avanti in merito ai reperti protogolasecchiani ritrovati durante gli scavi per la costruzione della ferrovia tra i due terminal dell’aeroporto (T!-T2). Qualche giorno fa si è tenuto il primo incontro tra l’assessore regionale, Cristina Cappellini,; il presidente delle Fnm, Andrea Gibelli; il Sovrintendente dei Beni archeologici, Filippo Maria Gambari e il direttore di Sea, Serafino Perego. L’idea è quella di mettere ‘in comune’ tutti i musei con i reperti golasecchiani: Arsago Seprio, Gallarate. Golasecca e Castelletto Ticino. Dovrà essere cercato l’accordo con le amministrazioni locali, in particolare di Somma Lombardo, sul cui territorio sono state rinvenute le tombe golasecchiane. Da quel che scrive ‘La Prealpina’, Il sindaco sommese Stefano Bellaria, non vorrebbe privarsi dei beni archeologici rinvenuti nel territorio del suo Comune (80 tombe ritrovate nell’agosto 2014 a Case Nuove), ma la Soprintendenza è l’istituzione titolata a decretare le sorte di tali reperti, potendo paradossalmente decidere di collocarli addirittura a Milano o a Napoli, per cui deve stare attento come muoversi.
Questa è l’Italia, dove l’autorità dello Stato comincia ad andare stretta in tanti ambiti. A cominciare dal carico fiscale, diventato insopportabile, per finire ai beni archeologici che, ritrovati nelle visceri del territorio di Somma a documentarne le radici, sono alla mercé di funzionari statali che niente hanno a che fare con il territorio della riva sinistra del Ticino. Staremo a vedere cosa succede.
I RINVENIMENTI PROTOLASECCHIANI DELLA MALPENSA
Ricordiamo, a questo proposito, che la pubblicazione qui sopra citata, del turbighese Angelo Mira Bonomi, rappresenta il primo quadro di riferimento della facies protogolasecchiana (bronzo finale) del territorio di Malpensa. Si dice, infatti, che “nel 1965 in località Case Nuove, vennero rinvenute circa quindici sepolture alla profondità di 1 metro, rovinate e disperse dal mezzo meccanico. Un vero campo d’urne, del quale fortunatamente rintracciai l’unico reperto frammentato rimasto, che mi confermava l’esistenza di una necropoli protogolsecchiana. Il reperto rientrava cronologicamente nell’orizzonte del X sec. a. C. Ebbi anche notizia che disboscando un’area nelle vicinanze, nel 1915, sarebbero state rinvenute oltre duecento sepolture di cremati con ossuari di piccole dimensioni”.
Quindi che l’area interessata allo scavo T2-T1 fosse ‘pregna’ di reperti archeologici era noto da almeno un secolo!
FOTO da ‘ I rinvenimenti protogolasecchiani della Malpensa’ in ‘Studi Etruschi’, vol. XLIV – 1976