CAMERI – Il toponimo ‘Bornago’ è celtico e l’attuale cascina – di proprietà dei conti Torriani, già famosi in ambito automobilistico e poi ritiratosi sulla riva destra del Ticino – è il rifacimento settecentesco di una presenza più antica posta in territorio di Cameri.
Lo storico locale Jonio ipotizza che sul posto vi fosse una villa romana, ma non vi sono certezze. Certi sono solo i ritrovamenti archeologici di epoca romana imperiale. E’ noto che la località apparteneva al contado di Burgaria già dal VII secolo e che duecento anni dopo era un agglomerato curtense di infeudazione franca.
Nel 912, Bornago era diventato un casale fortificato per la sua posizione strategica sul Ticino. Durante il dominio dei Franchi – secondo il Pezza – nel IX secolo, Bornago era diventato un porto fluviale, assai importante conteso tra le Amministrazioni di Novara e Milano: restò comunque una consistente base portuale sino al Mille.
Nel 1155, passò con i possedimenti novaresi di Pombia, al vescovo di Novara, Guglielmo Tornielli, ma perse la sua importanza portuale, probabilmente per lo spostamento del Ticino a sud, nell’attuale alveo, dove il porto-natante fu realizzato in corrispondenza di Turbigo-Galliate.
Proprio lo spostamento dell’alveo del fiume divenne la causa della sua decadenza. Nel 1281 gli Statuti Novaresi nominano quali porti ticinesi soltanto Cameri (Galdina) e Galliate. Divenuto di proprietà degli Umiliati e poi dei Canonici Lateranensi, dal XVII secolo Bornago divenne una fattoria nella quale erano insediati diversi mulini di cui si ha già notizia dal 1719. Il Catasto teresiano ne registra la conformazione urbanistica. In una planimetria legata allo scavo del Naviglio Langosco appare come una cascina con mulini nella quale si produceva lino. Ne è testimone un documento del 1717 con il quale vengono stabilite le condizioni e gli accordi al diritto di immettere il lino nella Roggia del Mulino Ceriano per i soli possedimenti di Bornago.
Trent’anni fa, chi scrive, visitò i due mulini di Bornago, parlò con Carlo Torriani e visitò anche la chiesetta dedicata ai SS. Stefano e Lorenzo (la campana è del 1661), nomi che il proprietario diede ai suoi figli. Le vestigia di alcuni affreschi, ancora esistenti e la composizione architettonica di alcune stanze dei mulini, attestavano l’antica presenza degli ordini religiosi che si erano succeduti nel tempo (Umiliati, Canonici di Santa Maria delle Grazie di Novara). L’acqua corrente che alimentava gli antichi mulini era stata utilizzata da Carlo Torriani per alimentare un gruppo turbina con alternatore sommerso per produzione di energia elettrica, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dell’intero insediamento.
FOTO Facciata ovest di quello che fu l’antico monastero oggi parte della cascina Bornago