Gelli sulla Vicenda Novaceta: “ Con un processo aperto, trovo sia deplorevole andare avanti con quella perazione!” Se questa manovra fosse stata opera del centro destra nella passata consigliatura, apriti cielo; oggi, scopriamo, che ci guadagnano i magentini. Da oggi mi divertirò a pubblicare interi stralci dei verbali della legislatura in cui il Pd ed i suoi esponenti, siedevano tra i banchi della opposizione. Sarà interessante notare la conversione, (l’ennesima), sulla via di Damasco, dell’attuale amministrazione e di taluni suoi esponenti che proprio su questo tema, nel passato, erano soliti stazionare davanti alla sopra citata area, ergendosi a difensori della patria! Non oso pensare, quale immane putiferio si sarebbe innescato in città, qualora fosse stata la giunta Del Gobbo, solo a proporre alla città una simile operazione. Avremmo subito una gogna mediatica senza precedenti. Oggi, l’Assessore Salvaggio, ci dice che ci guadagnano i magentini, si ma in che modo? Credo che prima di approvare una simile sciocchezza occorrerebbe almeno, per rispetto alle tante persone che in questi anni hanno dato battaglia sulla questione, fermare tutto ed attendere le risultanze di un processo che proprio in questi giorni riprende, presso il Tribunale di Milano. Il Partito Democratico che tanto ha criticato nel passato, la nostra pianificazione della città, oggi, sposta l’intera volumetria residenziale dall’area Saffa, sull’area Novaceta. Doppio errore: in primis perchè la frazione di Pontenuovo, da una parte, ha sempre chiesto la possibilità di ottenere nuovi insediamenti abitativi al fine di avere più servizi, una piazza degna del nome di piazza, oltre che poter far sopravvivere la scuola della frazione stessa, in secundis, sulla Novaceta, lo stesso consiglio comunale, all’unanimità, aveva votato, persino in sede di discussione delle osservazioni contenute nel PGT della passata giunta, la volontà di non modificare nulla sull’attuale area, sino a quando non si fosse chiarita tutta la vicenda che ha portato al fallimento una azienda storica per Magenta, responsabilità incluse. In Consiglio Comunale, personalmente, darò battaglia contro una simile e scellerata decisione che avevo avuto modo già di contestare durante la presentazione della variante al PGT, in commissione Urbanistica. Mi auguro che il si mobiliti l’intera città su un argomento così importante e strategico, per l’intera nostra comunità, auspico che la Giunta, cosi come ha dovuto fare per il Bus Navetta, rifletta e torni indietro sulle sue decisioni, inappropriate e fuori tempo massimo, rispetto alla legislatura corrente!”
Magenta: Gelli (Lega): “inappropriato e fuori luogo implementare la capacità edificatoria sull’Area Novaceta, a processo in corso!”
Francesco Maria Bienati
Chi è Francesco Maria Bienati, innanzitutto… uno che fino qui ha vissuto e, a suo modo, vuole continuare a vivere. Come ha fatto finora, seguendo quello che la vita gli offre tentando di carpirne l’attimo. Lo stesso attimo che l'ha portato a intraprendere la strada del giornalismo: nel 1993, seduto su un muretto nei pressi dell’ospedale di Mostar, con la colonna sonora dei colpi di mitragliatrice, accorgendosi che c’era bisogno d’informare per sensibilizzare il mondo che c’era una parte di mondo che soffriva. Cosi, da appassionato fotoamatore diventa Giornalista (mi piace definirmi Fotoreporter). La mia sensibilità mi porta a proseguire l’esperienza bosniaca in altri paesi in guerra: Albania, Israele, Sudan. Altri reportage li realizzo in Togo, Egitto, Tunisia, Benin. In questi anni collaboro alla fondazione di due Onlus, l’Associazione Un Sorriso per il Sudan e Il Coordinamento Pro Missioni di Magenta. Dopodiché mi butto nell'imprenditoria, fondo una ditta di Autotrasporti internazionali che mi permette di girare per la vecchia e nuova Europa. Continuando a documentare in maniera personale le cose e le storie che vedo. Sono cofondatore dell’Associazione Amici di Mons. Macram, Vescovo Sudanese operante nella sua terra. Oggi continuo a seguire l’attimo: ho deciso di tornare a fare il giornalista, nel tentativo di dare voce a chi non ne ha.