Martedì 19 al Teatro Lirico di Magenta, Umberto Galimberti ha parlato di libertà umana e tecnologia. Grande successo per la prima serata della manifestazione organizzata dall’assessorato alla cultura di Magenta con l’associazione UrbanaMente ed in collaborazione con la Casa della Cultura di Milano.
Specie umana e tecnologia: quale libertà possibile?
Terza edizione di “Magenta Cultura”, questa del 2016, che si propone in maniera ancora più ambiziosa delle precedenti. Manifestazione fortemente voluta dal Sindaco Marco Invernizzi (noto in città prima come critico cinefilo poi come co-fondatore dell’Associazione UrbanaMente ed infine come candidato sindaco per il Partito Democratico), si propone alla cittadinanza come programma interdisciplinare attorno ad un tema di riflessione. Lo scorso anno fu “la parola”, nella prima edizione, nel 2014, “il padre”, quest’anno “la libertà”. Musica, cinema, teatro, filosofia, per altrettante sinergie cittadine, alla ricerca del senso e dei significati di concetti che spesso tendiamo a dare per acquisiti, univoci o scontati (e così non è). “Magenta Cultura” è il cavallo di battaglia e l’orgoglio del sindaco-intellettuale, il quale predica con orgoglio e passione: “La cultura è fondamentale per una società, ma perché ci sia crescita sociale occorre che cresca la cultura diffusa”. E così, come aveva promesso con la propria candidatura, Marco Invernizzi sta concentrando i propri sforzi attorno a questa mission; la quale sta travalicando non solo i confini cittadini in termini di pubblico, ma anche quelli del fine strettamente educativo, poiché, di fatto la rassegna culturale magentina sta divenendo il vessillo che questa città vuole apporre sulla mappa (web ed interattiva) della provincia di Milano. E’ stato proprio il Sindaco Invernizzi a lanciare recentemente l’ambiziosa sfida: “Vogliamo fare di Magenta la capitale culturale della Città Metropolitana!”. Abbiamo imparato a conoscere il “sindaco-filosofo” e sappiamo con quanta determinazione e concretezza sappia perseguire i propri obiettivi.
E dunque eccoci. Dopo il concerto sinfonico di sabato 16, platea e galleria del Teatro Lirico di via Cavallari si riempie di nuovo. In cartellone Umberto Galimberti, uno dei nomi di eccellenza tra le intelligenze nazionali; filosofo amatissimo e seguito tanto nelle serate-lezioni quanto in libreria (pubblicato da Feltrinelli). Sala mai così piena il 19, non è rimasta libera nemmeno una poltroncina. Questo grazie anche all’ottima iniziativa di coinvolgere direttamente gli istituti superiori cittadini e rendere la partecipazione alla serata convertibile in crediti formativi. Difatti, nel folto pubblico di seguaci (vuoi per politica, vuoi per società, vuoi per passione) i settori retrostanti erano ben occupati da ragazzi semi-imberbi, dall’acuta attenzione.
LA LECTIO, [nostra breve sintesi, virgolettati compresi, ndr]: Umberto Galimberti, seguendo un excursus tra capisaldi della storia della filosofia occidentale (unica a trattare il concetto di libertà), e sempre dialettizzando con la nostra Madre Grecia (i filosofi greci avevano già visto e previsto; ed è nelle parole del greco antico che ogni senso si trova e scopre universale), arriva ad esporci il suo assunto, che così sintetizziamo: “l’uomo, animale libero? mai stato!”. Mai stato e mai sarà; ancora di più oggi, in questa contemporaneità in provetta che ha generato il mostro figlio della società mercantile in amplesso con la tecnica. Una tecnica divenuta, insieme al denaro (nato come elemento di “liberazione”), padrona delle vite umane; individuali ma, peggio ancora e caso unico nella storia della razza, padrona della stessa “specie”. Chiude con una considerazione molto più che inquietante, Galimberti: “Per la prima volta nella storia del genere umano, gli uomini possiedono e possono utilizzare mezzi, tecniche, per produrre oggetti e risultati i cui risultati e manufatti vanno ben oltre la capacità di previsione. Sappiamo fare molto di più di ciò che possiamo governare e comprendere“ . Dove andremo a finire? Tutto ciò esposto in maniera ammiccante e discorsiva quanto profonda ed acuta; non facendoci mancare paradossi ed iperboli di stretto realismo (la libertà è un concetto sconosciuto in natura, utile soprattutto al potere, ovvero a chi la libertà individuale la nega per definizione).
La serata magentina del formidabile filosofo e docente universitario (oggi in pensione) a Venezia è stata occasione anche di una premiazione (“Stelle al merito”) dello stesso, come rappresentante dell’alto valore sociale della filosofia, da parte dell’Associazione culturale nazionale con sede a Milano “Cultura & solidarietà”, rappresentata in sala e sul palco dallo stesso Presidente Francesco Vivacqua il quale ha altresì consegnato a Galimberti copia del volume, edito dall’Associazione, “Cara Europa ti scrivo”: lettere scritte da studenti delle scuole superiori italiane a rappresentanti delle più alte istituzioni europee.
IL GRIDO DI DOLORE DELL’ESIMIO PROFESSORE: E siam certi che anche il Professor Umberto Galimberti, scriverebbe volentieri una lettera alle Istituzioni, europee e nazionali: “reintroducete la filosofia, il greco e la storia dell’arte nei programmi scolastici delle scuole secondarie!”. La lezione di Galimberti è stata infatti frequentemente punteggiata dal suo grido di dolore (“dove andremo a finire?”).
Ci sentiamo di sposare la sua lamentatio augurandoci che il programma di Magenta Cultura, l’attività di associazioni culturali ed occasioni come queste tra l’educativo ed il mondano, stimolino nei cittadini, nei genitori come nei loro ragazzi, questo amore per le arti liberali, le scienze ed il pensiero critico. Perché se è vero che costituzionalmente l’uomo ha poco da essere libero, rimane vero che libero e consapevole (soprattutto dei limiti, collettivi ed individuali) può essere il pensiero. Il quale va dunque coltivato.
Alessandra Branca