Il nostro Angelo Paratico ha pubblicato il seguente articolo su ‘L’italiano.it’, ma anche sul sito di Dino Messina del Corriere della Sera. E noi l’abbiamo ripreso visto che l’autore è un turbighese doc e non si è mai scordato di essere vissuto a Turbigo, dove suo padre Giambattista è stato sindaco dal 1960 al 1975. Nell’archivio mentale di chi sta scrivendo queste parole c’è un flash di cinquant’anni fa: “Con il Sindaco ci eravamo trovati sui tre ‘baselli’ del Sartorelli e gli avevamo chiesto un noterella storica. Lui si è fermato e con il suo faccione bonaccione ci ha intrattenuto mezz’ora raccontandoci tutto quello che sapeva sulla vicenda. Aveva interesse per la storia e, probabilmente, l’ha tramandata a uno dei suoi figli.
La Marsigliese è famosissima, fra gli inni nazionali forse è il più celebre. Eppure pochi sanno che la musica esisteva già prima d’essere posta sullo spartito, la notte del 25 Aprile 1792, da Claude Joseph Rouget de Lisle.
A quel tempo la Francia era in guerra contro l’Austria e, intrattenendo a cena degli ufficiali francesi, il sindaco di Strasburgo lamentò il fatto che la Francia non possedesse un proprio inno. Rouget de Lisle, uno degli ufficiali presenti, tornò nella propria baracca e nella notte buttò giù questo pezzo musicale, che intitolò “Chant de guerre pour l’Armée du Rhin.”
Le parole che compose quella notte sono ancor oggi potenti e riescono a trasmetterci un forte spirito, che ci fa tremare le vene, sposandosi stupendamente con le note musicali, che, Rouget de L’Isle disse di aver composto.
Quella canzone fu subito popolare fra i soldati e, successivamente, divenne il simbolo dei rivoluzionari francesi. Divenne nota come la Marsigliese solo dopo che fu cantata dai volontari di Marsiglia che, giunti a Parigi, parteciparono alla presa del palais des Tuileries, il 10 Agosto 1792.
Rouget de Lisle era un capitano dell’esercito reale francese ma non 1793 rifiutò di giurare fedeltà alla nuova costituzione rivoluzionaria e fu perciò imprigionato, andando vicino a salire la ghigliottina. Fu liberato solo per via dell’arresto di Robespierre, che segnò la fine del tempo del Terrore. Immaginiamo il suo grande fastidio nell’udire la sua bella canzone uscire dalle bocche dei sanculotti!
Napoleone Bonaparte non fu mai un fan della Marsigliese e la fece mettere da parte durante l’Impero. Fu poi proibita durante la restaurazione, da re Luigi XVIII. Con la salita al trono di Napoleone III, la Marsigliese venne lasciata da parte, dato che l’inno nazionale francese in quei giorni era Partant pour la Syrie che suona piuttosto profetico ai giorni nostri…
La Marsigliese tornò in auge nei giorni della Comune, nel 1871 e fu poi dichiarata ufficialmente l’Inno Nazionale francese nel 1879. Ma allora, chi scrisse questa musica? Credo non esistano dubbi in merito: fu Gian Battista Viotti, che la compose nel 1781, ben 11 anni prima di Claude Joseph Rouget de Lisle.
Ora, non vogliamo biasimare o accusare di disonestà un uomo come Rounget de Lisle – uno che preferì morire in povertà piuttosto che scendere a compromessi con la propria coscienza e tradire il giuramento fatto al re – va però detto a onor del vero che non si tratta d’una casuale somiglianza, ma è, piuttosto, la stessa, identica cosa. Ed è spiacevole che la Francia non lo ammetta, concedendo a Viotti un onore postumo che gli spetta.
Ecco ciò che dice Frederic Frank-David, ex direttore del Museo della Marsigliese: “Vi è un certo grado di probabilità che Rouget sia stato ispirato dalla musica di Viotti, forse consciamente o inconsciamente.”
Questo è vero ma è difficile pensare che fu una cosa inconscia. Basti dire che sentendo le due musiche in sequenza si capisce che sono la stessa cosa, nota dopo nota.
Giovanni Battista Viotti nacque a Fontanetto Po, un piccolo comune in provincia di Vercelli, nel 1755 e morì a Londra nel 1824. Fu direttore del King’s Theatre di Londra, poi si trasferì in Germania per due anni (1798-1800); infine rientrò a Londra, dove restò sino alla morte, salvo che per una breve parentesi a Parigi, dove fu direttore del Theatre des Italiens.
Viotti vien oggi considerato uno dei maggiori violinisti mai esistiti, ma fu anche un grande compositore, fra l’altro, durante la sua lunga carriera scrisse di ben 29 concerti.