se la bellezza è disarmata, la Chiesa punti al Cuore
Chi lo avrebbe detto che una serata tanto impegnativa “sulla carta” potesse tramutarsi in un candido e disarmante dialogo tra i commentatori invitati dal Centro Culturale “Don Tragella” per parlare al pubblico e dell’ultima opera del rettore di Comunione e Liberazione, Julian Carròn. Rocco Moliterno, (formatore presso scuola professionale) e Don Ezio Prato, docente Facoltà Teologica Cattolica di Milano, con il contributo di Luigi Mettica (coordinatore scuola ‘Aslam’ di Magenta) con funzione di moderatore.
I due relatori hanno entrambi esposto le proprie osservazioni sull’importante testo di Carròn, cercando di rendere alla platea le questioni più rilevanti od interessanti, una prima guida ad una lettura ragionata. In particolare Don Ezio Prato ha condotto l’esegesi del testo di Carròn, delineandone il discorso globale, evidenziandone le premesse (fondate nel pensiero dei teologi Ratzinger e Guardini, secondo la sua lettura) e sottolineando come l’opera si occupi di indagare la crisi della cultura europea spirituale e cristiana (che fu proprio Papa Benedetto XVI a denunciare) la quale riguarderebbe non le sole conseguenze bensì la radice stessa dell’essere umano. Infatti Carròn, spiega Prato, giunge ad indicare “nel cuore dell’uomo l’unico grande alleato possibile” ed efficace per ritrovare senso ed unità. Un “ritorno al soggetto” di non facile comprensione in un epoca in cui la confusione, il disorientamento e la portata abnorme di problematiche reali nella società (non da ultimi i problemi legati alle migrazioni dalle guerre ed i confronti religiosi e culturali cui siamo dinnanzi, volenti o nolenti) sembrino richiedere piuttosto – problematizza Prato – un più forte aggancio a strutture ed istituzioni il più possibile solide; un appiglio esteriore e materiale più che introverso e soggettivo. Ed invece, Carròn indica il cuore. In perfetto accordo, in questo, con l’azione di Papa Francesco – manifestazione pratica della teologia di Benedetto, anche qui il legame e la contiguità dei due è ben presente – la quale si esplica sì in forme estremamente concrete ma predica una cristianità ed un cattolicesimo semplice, fatto di atti concreti e di grande sensibilità al prossimo, ma rivolto a sondare toccare il cuore più profondo di ognuno.
Ed è proprio da questo assunto finale che nasce la parte interessante della serata. Abbandonando lo scopo ufficiale del convegno, inizia un dialogo tra persone dalle cui esperienze nel mondo sono germogliate domande e talvolta anche risposte indipendenti dall’appartenenza religiosa. Una fede che viene interrogata ed una domanda semplice, che potrebbe esser di tutti: “ma quanto è necessaria allora la fede, la Chiesa, se lo scopo è semplicemente essere buoni e volere il bene? per far questo non basta il “buon cuore” di ognuno? “. La domanda, posta da Rocco Moliterno, non è suonata affatto retorica bensì più che mai reale. Domanda raccolta dallo stesso Prato, il cui tentativo di risposta è passato attraverso altre domande di buon senso: “lo scopo di ogni essere umano adulto non è che quello di comunicare a chi viene dopo di lui ciò che di meglio ha imparato della vita; starà poi a chi viene dopo provare la resistenza o la non resistenza di quegli insegnamenti di fronte al mondo in mutamento”. Di domanda in domanda, di esempio in esempio, alla fine entrambi i relatori, passando anche per il Sant’Agostino evocato da Moliterno, hanno concluso [lo sintetizziamo in parole nostre, ndr] che fede e ricerca di verità sono due poli in continuo dialogo (e probabilmente non si dà l’una senza l’altra). A stimolare e puntellare lo scambio tra i due relatori non è risultato superfluo l’intervento dello stesso moderatore, Luigi Mettica, il quale ha ricordato l’insegnamento e l’esempio di Don Giussani, il quale chiedeva ai propri allievi di non abbandonare mai il senso del dubbio e non trascurare mai di porre la propria fede sempre “di fronte al tribunale della ragione”. La cosa bella, la cosa “disarmante” è stato assistere ad una dialogo onesto, modestissimo tra persone che veramente si stavano in quel momento interrogando, risultando molto vicini alle immediate riflessioni dell’uditorio. Una serata di confronto, quella di mercoledì 10, certamente “disarmato”. Dunque, perfettamente in tema. Non rimane che confrontarsi direttamente con le parole di Carròn. (Il libro è edito da Rizzoli, prezzo cartaceo copertina rigida €18)
A pié di pagina notiamo come l’evento organizzato dal Don Tragella si sia inserito perfettamente nel percorso di riflessione sull’umano e la sua libertà nel mondo – nel nostro mondo contemporaneo battuto da tante contraddizioni – intrapreso nelle serate culturali e filosofiche di Magenta Cultura. In sala era presente il Sindaco, Marco Invernizzi.
Alessandra Branca