La notizia si diffonde mentre in Parlamento l’onorevole Pd Fiano presenta la proposta di legge sull’abolizione di gadgets e cimelia varia inneggiante al Fascismo. Predappio, paese natale del Duce in provincia di Forlì e luogo di imperituri pellegrinaggi nostalgico o neo fascisti (liberi ma sempre nell’equivoco di costituzionalità) con tanto di economia di sottobosco sui gadgets del Duce, è certamente epicentro della vicenda e, a sorpresa, risponde con un progetto che ha suscitato il dibattito tra pro e contro. Un “Museo” istituzionale sul Ventennio. Non si tratta di un lancio ad effetto ma di un obiettivo della giunta dall’iter già avviato; lo dimostra la partecipazione al bando regionale (con contributo europeo) per “interventi culturali con forte attività turistica” dell’Emilia Romagna. Il progetto museale studiato dal Comune costerebbe 5 milioni di euro: 1,8 milioni di euro sono quelli che richiesti alla regione; 500 mila euro li metterebbe il bilancio comunale, altri 500 mila dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Forlì; “mentre per i due milioni mancanti ha speso parole di interesse al progetto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, che è venuto il 29 gennaio”, spiega il Sindaco e fautore dell’idea Giorgio Frassinetti, informando peraltro che sono attesi nei prossimi giorni i tecnici di Palazzo Chigi per un sopralluogo a quello che fu il “Palazzo del Fascio”, dove si intenderebbe situare il museo, per i necessari lavori di ristrutturazione. La questione sta ovviamente facendo il giro d’Italia, ottenendo posizioni favorevoli e contrarie. Va precisato, per una adeguata valutazione, che non si tratterebbe di un “Museo del Fascio” (come hanno titolato alcuni media), bensì di un Centro di Documentazione sul Novecento, sul quel Novecento, del Ventennio con cui il nostro Paese non ha ancora fatto veramente luce e su cui il popolo si divide ideologicamente ma con poca conoscenza “storica” da entrambe le parti. Come sottolineano sia il sindaco Frassinetti che l’assessore regionale (Sel) Massimo Mezzetti. “Abbiamo delegato ad altri il tema della nostra storia – spiega Frassinetti. Abbiamo rimosso il passato e non sappiamo farci i conti. Il centro studi servirebbe proprio a questo. Ci sono tanti musei sul Novecento, sul Risorgimento, sulla Resistenza. Manca invece una riflessione sugli anni dall’ascesa alla caduta di Benito Mussolini. La cultura è l’arma più forte per contrastare il pregiudizio e Predappio è la città giusta per quest’opera”. Corrobora Mezzetti: “L’idea, dunque, “è di partire laddove simbolicamente il fascismo è nato, per studiarne l’evoluzione fino ai nostri giorni, in cui drammaticamente si sta riproponendo in nuove forme sullo scenario europeo”.
Alessandra Branca
[credit: Eleonora Capelli, “La Repubblica”, Forlì]