TURBIGO – Le vie sono dei manifesti, creature che nascono,, mutano e muoiono seguendo il destino degli uomini. Testimoni del passato, capaci di rivelare la civiltà di chi le ha volute, ma anche testimoni del presente, come la seguente Via Alberto da Giussano. Continuiamo così la nostra ‘storia delle vie’ cercando di mantenere un ordine alfabetico:
2 – ALBERTO DA GIUSSANO (Via)
E’ una Via recente che si trova nella zona industriale del paese, sulla riva sinistra del Canale Industriale. L’8 febbraio 2007 la Giunta Municipale – guidata dal sindaco Gian Maria Gadda – ha denominato ‘Via Alberto da Giussano’, una nuova via del Piano Regolatore, compresa tra la vie Piave e Dante Alighieri, all’interno del Piano di Lottizzazione, ‘La Vignaccia’. Noto personaggio dell’età comunale, Alberto da Giussano guidò la Lega Lombarda contro il Barbarossa nella storica battaglia (29 maggio 1176) che si svolse nei dintorni di Legnano, anche se non tutti gli storici sono d’accordo sul fatto che sia esistito.
3 – ALEGOSA (Via)
La Via prende il nome da un’antica cascina (si notano dei marcapiani in cotto del tempo passato) ancora esistente, anche se malandata come si nota dalla foto pubblicata. La Via è una derivazione della Via Roma, che svolta a sinistra all’altezza della cascina Cedrati (foto) e si collega con la Via Ticino, arrivando sino alla cascina San Francesco. E’ stata denominata con delibera del Consiglio Comunale n. 120 del 28 settembre 1971. Proprietari della cascina furono anticamente i Bognetti e ciò fa pensare che la ‘Cascina de’ Beduinetti’, documentata sin da primo Settecento nelle carte d’archivio, fosse l’attuale cascina Alegosa.
Nel 1844, come risulta dallo ‘Stato delle Anime’, ci abitava Carlo Cedrati (della famiglia cher in seguito fondò la famosa Conceria), nato a Turbigo, camparo dei beni De Cristoforis in paese, che aveva sposato Maria Mazzoni. La cascina, oggi malamente adagiata nelle vicinanze dell’area industriale e del depuratore, un tempo era compresa in una fetta di territorio ben irrigata, delimitata dall’Arno da una parte e dalla roggia molinara dall’altra.
E stato già scritto che a corollario della cascina si coltivava la saggina (‘mériga’?) per la fabbricazione delle scope: si seminava dopo la metà di maggio ai margini dei campi e, dopo la maturazione, veniva tagliata e trasportata in cascina dove rimaneva a riposare. D’inverno si utilizzava per realizzare gli ‘scuìt’ arrotolando a misura giusta e serrando il fascio con un rametto di salice (‘sàras’).