ROBECCHETTO CON INDUNO – Sprofondata nel bosco di querce e pruni, dove si innalzano alti pini silvestri, la ‘cascina Rossa o del Ronco’ è attraversata longitudinalmente dalla ‘Traversagnetta’ che divide il territorio di Robecchetto da quello di Malvaglio e si dirige in linea rettilinea verso i resti dell’antico ponte medievale (1274) sul Ticino nel cui alveo si intravedono ancora gli spuntoni dei pali.
Antico luogo di transito di contrabbandieri, durante l’Imperial Regio Governo, oggi dal punto di vista della toponomastica, è la ‘Casa isolata n. 13’ della frazione di Malvaglio nel Comune di Robecchetto con Induno, così come risulta da una targhetta in lamiera smaltata bianca posta all’ingresso dell’abitazione che fu dell’ingegnere Luigi Masè.
Lì – qualche tempo fa – abbiamo incontrato Emilia Masè, per tanti anni consigliere comunale, che ci ha raccontato le vicende che hanno accompagnato la sua infanzia in quella che era la casa di campagna della sua famiglia. Difatti, il padre, l’ingegnere Luigi Masè, appassionato cacciatore arrivò qui da Milano nel 1936 per partecipare a una battuta di caccia e vista la casa – che allora apparteneva alla famiglia De Dionigi – l’acquistò e vi insediò un guardia-caccia che doveva tenere in ordine la riserva per i suoi amici locali, ma anche per quelli milanesi, come il grande Gianni Brera e Giangiacomo Feltrinelli, diventato famoso nell’ambito famigliare “perché sgranocchiava le pannocchie crude nei campi”. Probabilmente, per queste frequentazioni, potrebbe non essere stato estraneo all’azione terroristica del 13 ottobre 1963 che portò all’abbattimento con tritolo di un traliccio dell’Enel (130 KV) nel territorio robecchettese, un evento terroristico del quale parlarono tutti i giornali
GINO MASE’, IL CACCIATORE
Gino Masè era un ingegnere milanese (1899-1970), mentre suo padre era stato un importante mercante d’arte per cui aveva ereditato opere di Goya, Van Dick e Segantini che, durante la seconda guerra mondiale, finirono a Malvaglio in una stanza protetta da guardie tedesche.
Medaglia d’Argento al Valor Militare guadagnata al fronte durante la 1° Guerra Mondiale, era diventato un grande appassionato di caccia, nella riserva della Valle del Ticino che frequentava con i maggiorenti del territorio: Giuseppe Torno di Castano Primo, fondatore dell’omonima azienda; Primo Candiani di Robecchetto; Piantanida di Inveruno.
Presidente dei Cacciatori Liberi di Malvaglio (l’associazione esiste ancora ed ha il merito di contribuire alla pulizia annuale dei boschi del Ticino) , con il passare degli anni passava alla ‘Cascina Rossa’ i mesi estivi e vi ritornava a novembre quando c’era il passo dei merli e dei tordi.
“Si andava – ci racconta la figlia Emilia – nei campi con i gufi reali piazzati sui trespoli per richiamare le cornacchie che devastavano i raccolti. Di notte, invece, ci recavamo al cimitero di S. Vittore a Robecchetto a catturare le civette. Avevo cinque anni e ricordo che bisognava stare fermi nel fosso per molto tempo. Mia mamma Tina si lavava nella roggia e c’è ancora il chiodo dove appendeva l’asciugamano. Lui, mio padre studiava la migrazione degli uccelli e registrò, per dieci anni, attraverso l’inanellatura, la presenza dello stesso usignolo nella sua uccellanda. Inoltre, un tordo partito da qui fu segnalato a Mosca da altri studiosi”.
“IL GIORNALISTA GIANNI BRERA ERA SEMPRE QUI A GUSTARE LA SELVAGGINA”
Alla passione di Gino Masè, il grande scrittore-giornalista, Gianni Brera (che fu candidato per il Senato in questo territorio per i socialisti, ma non fu eletto), dedicò una pagina de ‘Il Giorno del 9 novembre 1962’, dal titolo: I tenori di Gino Masè si allenano in cucina. “Gianni Brera – ci dice Emila Masé – era molto goloso della selvaggina cucinata da mia madre Tina e, appena poteva, veniva a trovarci. Portava il vino rosso per innaffiare i luculliani pranzi”.
Scrive Brera: “Gino Masé carica la famiglia il sabato e trascorre il week-end all’uccellanda che unisce le diverse tecniche del roccolo, della brescianella e del tordaio. Settecento metri di rete alte da due (brescianella) a quattro (roccolo). Infinite gabbiette per i richiami.
Re ed imperatori hanno praticato l’uccellagione. Oggi, questa nobile passione è quasi una colpa rara. Gli uccellatori di professione sono scomparsi. Lui solo, il Gino Masè, che possiede Goya e Van Dick, si preoccupa il 3 di maggio – giorno della Santa Croce – di mettere al buio gli uccelli e nutrirli perfino con vitamine, e aspettare San Giovanni per rimetterli fuori”.
FOTO Emilia Masé con i suoi cani alla cascina ‘Rossa’