Per anni, oltre al mondo del giornalismo sono stato nel mondo del trasporto e della logistica, ho partecipato a moltissime esperienze umanitarie nel mondo, in ogni parte lavorativa e solidale vissuta ho conosciuto situazioni, anche d’emergenza, dove se non ci fosse stata un buona logistica le cose non sarebbero funzionate.
Capita a tutti, prima o poi nella vita, di avere qualche problema e di dover ricorrere alle cure del Pronto Soccorso e meno male che esiste, ma passato il momento dell’emergenza, dove arriva il momento della logistica del paziente, lì comincia il problema, ma è giusto fare la cronistoria.
Arrivo in Pronto Soccorso, c’è un solo sportello, attendo il mio turno, come tutti, vengo accettato da Mr. Simpatia (un corso di comunicazione per alcuni serve, credo) dopo il primo controllo mi mette un braccialetto, nessuna risposta, ma con quel gesto ha già deciso che sono “grave” e sicuramente devo essere ricoverato, il problema è che non me lo dice. Vengo prontamente dirottato in codice giallo all’ambulatorio 2 dove, per fortuna questa volta il Dottore e aggiungo anche gli infermieri, oltre a essere professionali sono simpatici e comunicativi, il Medico decide, visto la gravità della mia situazione, di mettermi in osservazione. Qui cominciano i problemi, vengo posizionato su una barella per affrontare la lunga notte, senza cuscini, senza coperte e peggio ancora, ammassato con altri pazienti senza distinzione di sesso, capisco la parità, ma in queste occasioni, per molti anche “dolorose” un po’ di privacy non farebbe male. Di fianco a me c’è una ragazza rumena in tachicardia, nell’altro fianco un semi moribondo che in continuazione grida aiuto, tutti rigorosamente vestiti, buttati sulle barelle in qualche modo e come compagnia le grida di chi sta davvero male. Mi dico: “bias prepras, la sarà dura sta noc!”, come panorama, non un paesaggio caraibico, ma gli scarponi del mio vicino di letto costretto a dormire vestito, non c’è nemmeno un comodino dove appoggiare una bottiglia d’acqua e penso “la sanità! Un eccellenza lombarda!”. Anche “ammalato” sono curioso, non riesco a dormire, cosa che sarebbe salutare per un ammalato, ma non si può, nella stanza in cui mi trovo c’è l’unico bagno agibile per i pazienti e credo che ho contato centinaia di persone che rumorosamente ne hanno usufruito, perciò ho deciso di andare a farmi un giro e mi accorgo che nell’emergenza sono stato anche “fortunato”; quando sono arrivato in ospedale, verso le nove, c’erano delle persone sedute sulle sedie dell’ingresso e alle 3 di notte erano ancora lì, chiedo cosa hanno fatto e mi rispondono che hanno delle coliche, rabbrividisco, con dolori lancinanti in corso li hanno “dimenticati” sulle sedie, mi vergogno delle parole della politica regionale quando indicano la Sanità Lombarda come un Eccellenza.
Torno al mio letto, ops… “barella” e attendo, tutta la notte, senza dormire e vedendo la stanza riempirsi di altri pazienti. Che dire, W l’Italia!
Ritorno alla prima parte dell’articolo, un po’ di sana logistica non farebbe male anche alla sanità d’emergenza, mettere un letto, con cuscini e coperte, dare un pigiama di quelli tipo usa e getta non è complicato, trovare gli spazi dove dividere uomini da donne e anche e un corso di simpatia per alcuni infermieri sicuramente serve. Nulla da dire sulla professionalità dei Medici, preparati e disponibili, ma sicuramente, almeno per la questione logistica, si adeguano alle direttive.
Ho partecipato a molte riunioni della Sanità, i pazienti ora vengo definiti “CLIENTI” essendo diventati AZIENDA OSPEDALIERA, i clienti vanno “attirati” non fatti fuggire, di solito funziona cosi!