Seta della pace, cotone biologico, sari indiano. Nel cortile della bottega di commercio equo e solidale Mondi Possibili di Magenta, pomeriggio è andata in scena una sfilata di moda etica, che ha visto intrecciati eleganza e stile, semplicità e originalità.
Una ventina di ragazze hanno portato in scena la nuova collezione moda Auteurs Du Monde di Altromercato, firmata dalla stilista Marina Spadafora, indossando abiti e accessori realizzati da abili artigiani, spesso donne, che abitano nei villaggi asiatici, in America Latina ed Africa.
Dalla sapienza del telaio sono nate leggere garze di cotone, mescolate alle sete con stampe vivaci, che hanno reso protagoniste le distese dell’Etiopia, fino al cuore montuoso del Nepal: luoghi lontani, tradizioni antiche e saperi da salvaguardare. I tessuti, di alta qualità, realizzati con fibre naturali e green-oriented, sono piaciuti molto al numeroso pubblico, che ha potuto apprezzare creazioni uniche, che rispettano le persone, i saperi, l’etica e la sostenibilità.
Con un gioco di toni grafici dell’avorio e del nero, declinati in varie trame e colori, come il blu, l’anice e il mostarda, capaci di dar vita a raffinate fantasie. Dulcis in fundo, il sipario si è chiuso con la presentazione di quattro meravigliosi abiti da sposa firmati dalla stilista Cristina Invidia dell’atelier Follemente Sposa: in sari ricamato (tessuto tipico della tradizione bengalese), african style (con corpino e dettagli in batik di eccezionale bellezza), e in seta vegana! Quest’ultimo è stato realizzato con la cosiddetta ‘seta della pace’, nata da una paziente lavorazione del tessuto. L’autrice, presente all’evento, ha spiegato: “La seta è un tessuto meraviglioso ed estremamente versatile, morbido e resistente. Per la sua produzione secondo i metodi tradizionali è però necessario tuffare i bozzoli in acqua bollente o cuocerli in forno per fare morire il bruco contenuto al loro interno. La seta non violenta – ha continuato- è invece ricavata da bozzoli in cui si consente alla larva di completare la metamorfosi e di trasformarsi in farfalla. Nell’uscire dal bozzolo, la farfalla deve praticare un’apertura che taglia il filo di seta in pezzi minuscoli. Per questo motivo la filatura diventa più difficile e il filo che si ricava è più spesso irregolare. La seta non violenta è perciò leggermente meno morbida (un po’ più simile al cotone al tatto), ma è comunque preziosa e costosa, perché difficile da reperire”.
Se poi questo filato viene tinto con pigmenti vegetali o ecocompatibili, il suo valore è davvero straordinario.
Silvia Cerri