Le cifre degli infoibati non esistono. Alcuni hanno scritto che furono 350mila gli italiani infoibati, Ad esserlo per primi furono i fascisti dell’Istria e, in particolare, chi, al tempo occupava cariche pubbliche.
La fine del podestà di Pola è stata ricordata (da Vittorio Petracco di Monguelfo Tesido – Bolzano) martedì 19 aprile 2016 su ‘Il Giornale’ con una lettera pubblicata nella pagina ‘La parola ai lettori’:
“Il podestà di Pola era un omone. Fu preso dai partigiani slavi e portato sull’orlo di una foiba. Ghignando gli dissero in un italiano smozzicato: “Adesso te se qua e po’ te va zo” (adesso sei qui e poi andrai giù). Lui allargò le braccia, ne abbracciò quanti più poteva e se li portò con sé
Bravissimo! Intanto da alberi vicini pendevano a testa in giù alcuni fascisti, su ganci da macellaio infilati nei tendini di Achille, lasciati in tal modo a morire lentamente e orribilmente. Quando i carnefici erano troppo disturbati dai lamenti degli appesi ai ganci, andavano a spegnere l’audio a colpi di pistola se erano serbi, o di pugnale se erano croati . Fu così che gli istriani furono convinti a lasciare tutto e a fuggire in Italia. Questo è quanto ci testimoniò un amcio di famiglia polesano presente al fattaccio”.