Stavo percorrendo la Malpensa Boffalora, quando all’improvviso la colonna si è arrestata, qualcuno procedeva con le dovute cautele e distanze, un po’ bruscamente, ma abbastanza regolare anch’io mi sono fermato, chiamo il collega Masperi e mentre lui sta scrutando i vari siti che noi giornalisti abbiamo a disposizione, sento un botto tremendo, quasi come il fragore di una bomba, siccome siamo fermi e molta gente era scesa della auto per capire cosa stesse succedendo, vedo i due mezzi pesanti vicini, ma visto che stiamo piano piano ripartendo, salgo in auto passando accanto all’incidente che ha causato la colonna e vado verso casa. Squilla il telefono è il collega Graziano che mi dice: “avevi ragione tu c’è un altro incidente in codice rosso, la botta che hai sentito forse è quello”.
Decido di tornare a fare il mio lavoro che in questi casi faccio malvolentieri, perché un servizio di cronaca su un incidente vuol sempre dire che ci sono persone che soffrono, ritorno sulla superstrada ed è già tutta bloccata, entro lo stesso, parcheggio nella piazzola d’emergenza e mi avvio a piedi verso il tunnel luogo del sinistro.
Ci sono già le pattuglie della Polizia che bloccano l’ingresso al tunnel e non permettono a nessuno di entrare, neanche a noi che siamo giornalisti, e ci dicono: “l’incidente è gravissimo, purtroppo una persona è deceduta e un’altra è stata portata ferita in Ospedale a Legnano”.
Ripenso a pochi minuti prima, al botto sentito, fatico a vedere all’interno del tunnel, si vede un bilico tamponato da un grosso furgone, penso sarà morto quello del furgone e la scena logica di quel che vedi, poi passa un pompiere gli chiedi chi è il deceduto e lui risponde: “l’autista della vettura” ti concentri guardi meglio e vedi in un ammasso deforme tra i due mezzi pesanti, quello che rimane di un utilitaria, deformata e informe è stata letteralmente spinta (schiacciata) tra i due camion.
Una morte istantanea, tragica e pensi che è successo solo a 50 metri da te, lo schianto poteva essere più disastroso, visto la quantità di macchine presenti nella galleria in quel frangente, ti fermi a riflettere sulla vita e la morte, quando all’improvviso vedi un tuo amico d’infanzia che ti chiede con un tono disperato “Bias era un 106”, intuisci immediatamente e chiedi se li conosceva, la risposta secca, nata da un intuizione che ha portato il tuo amico fino al luogo dell’incidente “forse è mio suocero, doveva già essere a casa, non arrivava, ho saputo dell’incidente e qualcosa mi ha detto di venire qui” rabbrividisco al pensiero di quello che mi ha appena detto.
Chiede di nuovo se è una 106 e lo faccio parlare con un Poliziotto che ci accompagna alla vettura, spostando il telo, vedo subito la disperazione di Gigi, l’ha riconosciuto, purtroppo è suo suocero, il padre di sua moglie Nadia e la sua domanda istantanea è “mia suocera, dov’è?”. Un Poliziotto lo rassicura che la donna è ferita ma in generale sta bene, ed è stata portata in ospedale per i soccorsi, col viso rattristito, confuso per l’enorme dolore che ha appena ricevuto in un modo così tragico, violento, chiede “adesso cosa devo fare”, il dolore che esprime gli fa vivere questi momenti in modo quasi “confusionale”, il Poliziotto lo invita ad andare a prendere la moglie e andare in ospedale a confortare la suocera che non sa ancora che il marito non c’è più.
Luigi Barbaglia, 83 anni, Malvagliese Doc, non è più tra noi è morto su una superstrada, forse per il destino, forse per lo sbaglio di qualcuno, forse perché doveva andare così, ma anch’io da cronista cambio l’abito e divento un suo concittadino, penso, ma perché il destino deve toglierci in questo modo persone a cui vogliamo bene, oggi ho visto il dolore negli occhi di Gigi, ho visto l’amore nella sua paura di avvisare la moglie e la cognata del tragico evento, mi unisco al loro dolore per la scomparsa del loro caro e dico: “Ciao Luigi un requiem per te, R.I.P“.
La mia riflessione, perché oggi devo fare una riflessione, la vita di un uomo vale arrivare anche solo 10 minuti prima? Riflettete e quando guidate andate piano.