Andrea ha solo 26 anni ed è il gestore responsabile del Punto Snai di via Novara di Magenta. Si fa chiamare Andrea, ma non è il suo nome. Lui è cinese, così come sono cinesi gli altri dipendenti del Punto Snai. Ed è cinese anche il responsabile della sede centrale di Milano. Si sono ‘italianizzati’ dandosi dei nomi locali. In questo modo i clienti li riconoscono facilmente.
“Sono all’incirca tre anni che sono a Magenta e da dieci in Italia – racconta in un italiano fluente – Ho fatto mille lavori prima di diventare il responsabile di una sala di scommesse sportive. I clienti sono parecchi, ma al massimo giocano 50 euro. Non di più. Le scommesse si dividono tra ippica e calcio, anche quello estero. Il calcio è cresciuto tantissimo negli ultimi tempi. Raramente si punta sugli altri sport, quasi mai sugli sport minori”. Loro, gli scommettitori, non amano parlare di quello che da tutti viene ritenuto un vizio. Un uomo afferma: “Ma quali giocate forti, qui siamo tutti pensionati. Alla sala scommesse veniamo solo per passare il tempo. Non è diverso dall’andare al bar a giocare a carte”. All’interno della sala ci sono i cartelli che vietano il gioco ai minori e le raccomandazioni su un gioco responsabile. Gli schermi consentono di vedere le dirette delle corse ippiche da tutti gli ippodromi d’Italia e delle partite di calcio sui canali a pagamento. Alla fine c’è anche chi entra per guardarsi la partita gratis.
Gli scommettitori sono quasi tutti uomini. Su cento che giocano, 98 sono uomini. Di qualsiasi età ed estrazione sociale. Raramente si vede una donna che scommette sullo sport. “Gioco perché mi piace – afferma un giovane – rende più appassionante una partita di pallone. Non penso proprio di avere un vizio perché sono uno che tiene i conti. E se vado sotto, anche di pochi euro, mi fermo. Aspetto un po’ di tempo e poi riprendo a giocare. Non sogno certo di diventare ricco in questo modo. Non conosco nessuno che è diventato ricco con le scommesse. Mentre so di gente che è andata in rovina in questo modo”.