TURBIGO – Questo raro documento (56,5 x 43 cm, datato 1633), denominato “Sito donato dal conte Girolamo Piatti”, indica l’area occupata dall’antica cappella cinquecentesca di San Damiano, messa a disposizione dal conte di Carpignano per la costruzione del convento e della chiesa degli Agostiniani Scalzi, secondo quanto stabilito dalla volontà testamentaria del cardinale Flaminio Piatti, defunto nel 1613.
Il documento, pubblicato per la prima volta sulla rivista di storia locale ‘Contrade Nostre’ (1/1979), indica l’allora esistente cappella (che aveva anche un piccolo campanile), orientata a Est, della quale sono visibili le finestre, una delle quali risulta inglobata nell’attuale edificio che conserva una parte dell’antico presbiterio (rappresentata dall’attuale sacrestia) del quale si conserva ancora – oltre alla finestra con inferriata posta nel corridoio che unisce le due attuali ali della chiesa – anche il sacrario (nicchia murale, posta vicino all’altare, dove anticamente il sacerdote si lavava le mani dopo la comunione).
Nello stabilire la proprietà del conte di Carpignano, Gerolamo Piatti, l’ingegner Pellizzaro – incaricato a tal scopo – disegnò la pianta dell’area qui pubblicata, compresa tra l’attuale Via Fredda a ‘tramontana’ (ovest), Via Roma a ‘mezzogiorno’ (sud). Nel disegno è indicata anche la ‘Strada che viene dal Naviglio’ attuale Via Al Palazzo (che si raccordava con l’attuale Via Monte Ruzzo che anticamente costeggiava il Naviglio) e alla ‘ Strada che viene dal Porto sul Ticino e passa il Ponte sul Naviglio e va a Turbigo’, la già detta Via Roma.
Il disegno dell’ing. Pellizzari, qui pubblicato, oltre allo costruzioni allora esistenti, riporta una serie di didascalie corrispondenti a lettere indicate, che definiscono i proprietari dei fondi e la loro destinazione d’uso. Si tratta di una radiografia, di cinquecento anni fa, di una fetta importante del territorio turbighese, che fu allegata all’atto di donazione di Gerolamo Piatti, datato 4 maggio 1633, rogato dal notaio milanese Girolamo del Frate. Vent’anni impiegarono gli eredi per assecondare la volontà testamentaria del cardinale e altri trenta sarebbero stati necessari per costruire il convento e la chiesa, mentre il campanile fu innalzato all’inizio del Settecento, come documenta la stampigliatura sulla campana qui pubblicata.