“E non mi rispose la Croce del Sud: proseguì, proseguì il suo viaggio spazzata dal vento. Lasciai la lira allora da una parte, sulla strada, e abbracciai la mia amata; e mentre avvicinavo i miei occhi ai suoi occhi, vidi in essi, nel loro cielo, quattro punte di diamante infuocato.”
Non so agli altri, ma ogni volta che leggo Pablo Neruda, io provo un brivido. A mio parere, nessuno come lui ha saputo esprimere l’amore-passione. Questo cileno in fuga, dal sangue caldo, si occupa anche di politica, lo sappiamo, chi non lo conosce. Eppure é da riscoprire, da vivere, sovrapponendo magari le nostre immagini alle sue, operando un “ensimismamiento“, un’immedesimazione che non lui É molto facile praticare.
Il genio di Neruda, a mio avviso, é quello di essere un poeta complessissimo eppure che si comprende con grandissima facilità (qualcosa di pressoché infattibile). Non é d’élite, eppure é magistrale, chirurgico nel trasmettere con esattezza certe sensazioni. Consiglio la versione con testo in spagnolo originale e traduzione, perché nella sua lingua sensuale, é un’altra cosa leggerlo.
“Il primo vino é rosato, dolce come un bimbo tenero, il secondo vino é robusto come voce di marinaio, è il terzo vino é topazio, un papavero e un incendio“.