TURBIGO-ROBECCHETTO. Dopo il passaggio sul fiume Ticino – avvenuto nella notte del 3 giugno 1859 – ci fu il ‘Combattimento di Turbigo-Robecchetto’ (vedere foto pubblicata dei tiragliatori algerini, individuati dai puntini azzurri, nella piana dell’Arbusta, oggi in parte occupata dallo stabilimento Denim della TRC di Robecchetto con Induno). Entrambi i paesi hanno dedicato una Via – denominata, appunto, ‘3 giugno 1859’ – per tramandare ai posteri il percorso che fecero le truppe franco-piemontesi nell’occupazione della sponda sinistra del Ticino all’inizio della seconda guerra d’indipendenza.
Difatti, una volta attraversato il fiume, una colonna si diresse verso la Cascina Padregnana e, una volta attraversato il ponte sul Naviglio, percorse la strada che passa accanto la Cascina Paradiso per inoltrarsi sulla costa Turbigina (sono stati trovati bossoli e pallettoni) dove si ebbero i primi scontri, al punto che una palla di cannone è ancora oggi murata su una parete esterna della chiesetta di San Vittore nel cimitero di Robecchetto.
Un’altra colonna francese si diresse verso la Cascina Cedrati, oltrepassò a Turbigo il ponte in pietra sul Naviglio e si scontrò con la resistenza austriaca. Il palazzo De Cristoforis ne conserva ancora le tracce: la più evidente è una palla di cannone francese che sfondò l’inferriata di una finestra accanto alla quale il Comune ha murato una lapide in memoria.
Leggiamo cosa scrisse il parroco di Turbigo, don Pietro Bossi nella sua cronaca (che adattiamo per meglio far comprendere l’azione) del combattimento, una volta che il ‘pertugio’ turbighese era stato individuato dai due fratelli Pironi, nominati esploratori sul campo da Mac Mahon:
“Erano le 5/6 pomeridiane del 2 giugno quando una brigata della divisione Camou aveva potuto entrare con grande facilità a Turbigo e quindi in Lombardia e presto formarono il loro accampamento in boschi laterali alla strada maestra distendendosi ad un miglio da Ticino, fino al ponte sull’Arno, barricando le strade e appuntando, dove pareva, cannoni. A questo punto la situazione era la seguente: Di sopra avevamo l’armata francese che discendeva nella vallata come un’orda di armata; di sotto i tedeschi di Urban (con le sue avanguardie che da Varese stavano arrivando sul nostro territorio, ndr); a monte Gyulai con tutto il Corpo d’Armata che serrava da due parti. Ad ogni ritardo cresceva il pericolo per Turbigo che poteva diventare un campo di battaglia com’era già avvenuto nel maggio del 1800.
In questa situazione il dottor Brumatti, uomo colto di lingue e già per l’innanzi addetto al Servizio Militare, sentì il desiderio di prestarsi a favore del suo paese e delle truppe francesi che per esso combattevano. Andò di notte agli avamposti dove fu ricevuto immediatamente, con somma gentilezza, dal tenente Lavigne e dal capitano Laval che lo accompagnarono dal generale Manèque. A sua volta Manèque lo condusse da Camou, il generale comandante la II Divisione della Guardia Nazionale il quale ordinò la partenza immediata per Turbigo – guidati dal Brumatti che nel frattempo era stato sottoposto alla legge di guerra – di 800 uomini dei Cacciatori con due pezzi di cannone.
L’OCCUPAZIONE DI TURBIGO NELLA NOTTE DEL 3 GIUGNO – “Avvicinandosi al paese i Cacciatori fasciarono con pezzuole i foderi delle baionette e delle sciabole perché, essendo notte e battendo le une contro le altre, non producessero alcun fracasso. Arrivano alla Cascina Cedrati senza colpo ferire. Il capitano della Guardia scrive un biglietto e lo manda al generale per assicurarlo che il paese è sgombro dal nemico. Era l’una e un quarto della notte del 3 giugno. I Cacciatori passano il ponte sul Naviglio ed entrano nelle prime case di Turbigo che viene militarizzato con postazione di cannoni in più direzioni.
LO SCONTRO CON GLI AUSTRIACI – “Alle 12 il generale Mac Mahon si accorse che una massa di austriaci, con artiglieria, si stava avvicinando. Erano 3-4 mila uomini che da Boffalora, attraverso Cuggiono, si dirigevano a Robecchetto. Lo scontro era inevitabile. Mac Mahon ordinò al generale La Motterouge di spostarsi su Robecchetto con tre battaglioni di turcos formando così tre colonne d’attacco. I turcos piombarono sui tedeschi a Robecchetto alle 13.30 del 3 giugno. I primi morti caddero, ma subito dopo subentrò nel fumo, la furia spaventevole dei turcos che, armati di baionetta e urlando grida africane, si lanciarono contro gli austriaci che non poterono far altro che arretrare verso Malvaglio (…).
Giovò all’azione dei turcos l’arrivo di Napoleone III che consegnò al deputato comunale Francesco Bussola un pezzo da quattro napoleoni per il trasporto all’ospedale dei feriti di quel giorno. Le perdite furono notevoli: il 15° Rgt austriaco fu completamente distrutto, mentre per quanto riguarda i francesi, dei soli turcos, 80 furono seppelliti a Turbigo, 100 a Castano, non meno a Cuggiono e non si sa quanti furono inviati a Novara o altrove.
Fra gli altri restò ferito il capitano Vaneechout (nella zona oggi denominata Via del Gabbone a Turbigo), il quale morì tra le braccia di don Pietro Bossi e poi fu sepolto nel camposanto di Turbigo.
LA NOTTE DEL 3-4 GIUGNO. Turbigo diede un solido contributo all’acquartieramento e al bivacco delle truppe francesi e pagò il prezzo della distruzione delle colture causata dal passaggio dei soldati nella campagna. Furono requisite 8 bestie bovine per le truppe del generale Mac Mahon e, oltre alla carne, fu messo a disposizione fieno, legna da fuoco, grano turco per i combattenti che passarono la notte nel territorio turbighese, preparandosi alla battaglia del giorno successivo che passò alla storia come ‘Battaglia di Magenta’ e che contò circa diecimila morti. (La cronaca autografa del parroco don Pietro Bossi (1844-1891) fu pubblicata, per la prima volta, su ‘Contrade Nostre’, vol. VI, 1988-89)
FOTO: 1 in evidenza – I Tiragliatori algerini (turcos) si scontrano con gli austriaci nella piana dell’Arbusta. Tela parigina utilizzata come copertina del libro di Giuseppe Leoni, Le Battaglie del Ticino, 2010); 2 – La presa di Robecchetto; 3 – Cartolina d’epoca che indicava il luogo (non più esistente) in cui fu ferito mortalmente il capitano Vaneechout da allora sepolto nel camposanto di Turbigo.