Il dottor Marino Vilbi, chirurgo maxillo facciale si Sedriano, dal 1999 vive e lavora a Bruxelles dopo avere trascorso tre anni in Inghilterra. E’ uno dei tanti professionisti che hanno lasciato l’Italia perché all’estero si può contare su condizioni di carriera decisamente migliori. E, a giovarne, non sono soltanto i professionisti in termini economici. Ma, soprattutto, i pazienti che possono usufruire di un sistema migliore e più qualificato. Abbiamo incontrato il dottor Vilbi nella Clinique du Parc Léopold, una struttura all’avanguardia di Bruxelles. Conosciamo il nostro sistema sanitario e i nostri ospedali. Ma abbiamo voluto capire meglio come funziona altrove ed è per questo che abbiamo intervistato il dottor Vilbi.
Dottor Vilbi, per quale motivo il sistema sanitario belga può essere considerato migliore di quello italiano?
Quando si parla di sanità bisogna stare attenti a fare dei confronti. La cosa interessante è che in Belgio non sono tanto le strutture ad essere convenzionate, quanto il libero professionista. Io lavoro in una struttura privata e ho un’attività da libero professionista con uno studio privato e lavoro anche in Università, sempre a Bruxelles. Il paziente può decidere di venire in clinica, nel laboratorio privato o in Università e per una determinata prestazione e ha sempre lo stesso rimborso. Ovviamente l’Università ci impone dei prezzi, mentre nel privato facciamo i prezzi che vogliamo e lo Stato garantisce un rimborso
Per quale motivo non è possibile trasferire un sistema simile in Italia?
Ho provato dei timidi appoggi con i politici locali, ma non sono stati accolti. Dal 2014 esiste però una Direttiva Europea accettata dall’Italia che l’ha convertita in legge, che consente al cittadino europeo di essere curato dove preferisce con il rimborso da parte dell’azienda sanitaria locale. In questo modo il lombardo può andare anche in Belgio a farsi curare se lo preferisce
Quanti sono i medici italiani che lavorano a Bruxelles?
Io sono arrivato nel ’99 ed eravamo in pochissimi. Negli ultimi anni stanno arrivando tantissimi giovani italiani, ma anche greci e spagnoli. In questa struttura, al momento, siamo in due
Impossibile dimenticare il recente attacco terroristico che ha scosso non solo Bruxelles, ma il mondo intero. Lei quel giorno era al lavoro in clinica. Quali sono i suoi ricordi?
Ricordo tutto benissimo, ogni istante di quel giorno. La stazione metro di Maelbeek dista circa trecento metri dalla clinica. Eravamo la struttura più vicina e il sistema di soccorso quel giorno ha funzionato molto bene. I pazienti sono stati dirottati nei diversi ospedali senza dare luogo a sovraffollamenti. Il personale ospedaliero si è comportato benissimo. Hanno fatto tutto quello che si doveva fae in una situazione del genere. Essendo io chirurgo maxillo facciale ho avuto un compito di secondo piano, perché prima di tutto occorreva salvare le vite.