A seguito di un’articolata e prolungata attività investigativa, diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Mazza e coordinata dal Procuratore Capo del Tribunale di Pavia Dott. Mario Venditti, i Carabinieri di Pavia hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Pavia, nei confronti di DEROSSI Alessandro, 54enne, CENA Arturo, 32enne, STENDARDO Giastin, 31enne, NUARA Gianpaolo, 37enne, CARAGRANDE Bruno, 35enne, MARGJONI Albert, 27enne, e all’obbligo di dimora con presentazione alla P.G. nei confronti di LAFLEUR Vito, 31enne, per i reati di cui agli artt. 416, 628 co 1 e 3 n. 1, 2, 3 bis, 624 bis e 625 co. 1 n. 2, 3 e 5, 648 e 497 co. 1 n. 1 (associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate, furti aggravati, ricettazione ed utilizzo di segni distintivi contraffatti).
L’operazione convenzionalmente denominata “FAKE POLICE” – avviata nel mese di gennaio 2015 e supportata da attività tecniche – ha permesso di documentare l’esistenza di un’associazione criminale di soggetti di nazionalità italiana di etnia sinti ed albanese dedita alla commissione sul territorio nazionale, in particolare nelle provincie Pavia, Cremona, Lodi, Piacenza, Milano, Bergamo e Brescia, di furti e rapine in ville, soprattutto ai danni di persone anziane facilmente soggiogabili.
I componenti del gruppo criminale, qualificandosi come “Carabinieri”, esibendo falsi distintivi e tesserini, guadagnavano la fiducia delle vittime e, distraendole, simulando l’intervento sul posto a seguito di un furto finalizzato alla ricerca dei ladri, ovvero, in talune occasioni, fingendo l’arresto del “ladro”, grazie all’ausilio di un complice, si impossessavano di preziosi e danaro contante fuggendo a bordo di autovetture di grossa cilindrata (Subaru Impreza SW e Audi S6 Avant) munite di targhe contraffatte, con lampeggianti e sirene (normalmente in uso alle forze dell’ordine).
I malviventi ponevano in essere anche furti in abitazione in assenza dei proprietari, dopo aver fatto accurati sopralluoghi, grazie all’ausilio di strumenti da scasso, quali mazze in ferro, grosse cesoie e flessibili di diverse dimensioni.
Se scoperti, non avevano remore a minacciare le vittime, anche utilizzando spray urticante, immobilizzandole per poi svaligiare le abitazioni, solitamente isolate.
L’attività d’indagine, avviata nel mese di ottobre 2015, ha consentito di accertare, tra rapine e furti, almeno 82 episodi.
In una giornata i malviventi riuscivano a mettere a segno più colpi arrivando a guadagnare anche 50.000 euro.
Sono tuttora in corso accertamenti tesi a definire l’eventuale responsabilità dei soggetti anche con riferimento a numerosi analoghi altri episodi verificatisi principalmente in Lombardia ed Emilia Romagna.