MILANO – Se è vero, come scrisse Giovanni Spadolini, che l’Italia è stata fatta grazie a una serie di sconfitte più feconde delle vittorie, la stessa considerazione può valere per l’Europa: crisi economica, terrorismo, immigrazione, populismo, strapotere della finanza, nazionalismi di Polonia e Ungheria e possibile Brexit hanno portato l’Unione sull’orlo del baratro.
Ma hanno pure fatto germogliare l’idea di un’Europa a due velocità: un gruppo di Paesi (Germania, Francia, Italia, Spagna ad esempio) che costituisce un nucleo forte in grado di procedere sulla via degli antichi valori fondanti dell’Unione, cui si potranno aggregare in seguito anche gli altri dei 28 Paesi. C’è un famoso precedente. Quando si costituì il Mercato Comune europeo la Gran Bretagna, sempre la solita, vi contrappose l’Efta: salvo poi affrettarsi ad entrare, per convenienza, in quella “unione di minoranze” che verrà chiamata Unione Europea.
“Dialogo sul futuro dell’Europa” è il titolo dell’ultimo incontro organizzato da Ispi del ciclo “Europa al bivio” cui hanno partecipato l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi e il cardinale Angelo Scola arcivescovo di Milano.
Presentando i relatori Giancarlo Aragona, presidente dell’Istituto, ha sottolineato la necessità, per l’Unione, di un colpo d’ala: se continuerà a restare in mezzo al guado, il crollo è sicuro.
La crisi del Vecchio Continente parte però da una crisi ben più vasta che mette in discussione l’intera democrazia occidentale schiava del consenso e delle scadenze elettorali, e perciò incapace di scelte a lungo termine benefiche anche se al momento impopolari.
L’assenza di uomini politici all’altezza di un Roosevelt, di uno Spinelli o di un Coudenove-Kalergi rende più difficile ogni soluzione.
Già il referendum in Gran Bretagna, anche se si concludesse con il remain, ha seminato negli europei, impoveriti dalla crisi e spaventati dall’immigrazione e dalla disuguaglianza dilagante, l’idea che si possa uscire dall’Europa in qualsiasi momento; mentre si affievolisce il concetto cristiano di diversità nell’unità.
Nonostante tutto, forse è più adeguato parlare di travaglio che di crisi. Dal travaglio, doloroso, nasce una nuova vita, una nuova Europa. Dobbiamo vivere insieme, trasformare il dovere sociale in scelta politica (Maritain), nessun Paese da solo può sopravvivere nell’epoca della globalizzazione. E, come scriveva Giacomo Leopardi, l’uomo tende alla speranza.
Foto: Il presidente IEA Achille Colombo Clerici con Romano Prodi e Angelo Scola