Sono entrati in Sala Angiografica di Elettrofisiologia dell’Ospedale di Legnano fra maggio e giugno 2016. Parliamo di una donna di 56 anni, della provincia di Varese, di un uomo di 65 anni e di una donna di 88 della provincia di Milano. E’ stato impiantato loro un pacemaker senza fili, un dispositivo mai utilizzato nei nostri Ospedali. Una tecnologia innovativa che inserisce il Dipartimento Cardiovascolare aziendale fra i pochi centri pubblici lombardi in grado di offrire tale cura al malato. Ricordiamo infatti che questo tipo di intervento può essere eseguito unicamente negli Ospedali dotati di una unità operativa di Cardiochirurgia o di Chirurgia Toracica; a Legnano i reparti sono presenti entrambi. Ora i pazienti stanno bene e sono tutti rientrati a casa. I tre interventi sono stati eseguiti dal dottor Massimo Pagani e dal dottor Matteo Mariani.
Come si procede? Il paziente viene portato nella Sala Angiografica, è sveglio e solo viene effettuata l’anestesia locale all’inguine. Dalla vena femorale il cardiologo interventista raggiunge l’atrio destro del cuore, supera la valvola tricuspide e quindi posiziona il pacemaker (posto all’estremità della sonda introdotta) nel ventricolo destro. Testato l’ancoraggio del pacemaker alla parte del muscolo cardiaco, il dispositivo viene dunque rilasciato e la sonda sfilata dalla vena. L’intervento ha una durata complessiva di circa 40 minuti. La batteria del pacemaker senza fili (compatibile con la risonanza magnetica) ha una durata di dodici anni. Il paziente effettua i controlli in Ospedale una volta all’anno. Durante tutto l’anno è seguito a casa attraverso un sistema di monitoraggio domiciliare. Al momento delle dimissioni, il paziente riceve infatti alcune semplici strumentazioni (delle dimensioni di uno smartphone) che posiziona su un comodino, un tavolo, o una mensola bassa. Semplicemente avvicinando il corpo a questi apparecchi sono in grado di rilevare malfunzionamenti e/o aritmie. Il medico ospedaliero viene informato di questi “allarmi” tramite Internet, oppure via fax e può attivarsi per un intervento tempestivo.
I vantaggi del pacemaker senza fili sono molteplici.
Non esiste la cicatrice chirurgica (il paziente non va in sala operatoria), e la relativa tasca sottocutanea.
Non esistono le complicanze infettive.
Non esiste la possibilità di rottura degli elettrocateteri (ossia dei “fili” dei pacemaker). Esiste invece un nuovo modo di curare le persone. Perché questi interventi si inseriscono nell’eccellenza del Dipartimento Cardiovascolare aziendale, che da anni persegue il miglioramento costante delle proprie cure, orientate ad assicurare la miglior qualità di vita al malato.
A tal fine ricordiamo che da tre anni a questa parte ben 380 pazienti impiantati con svariati dispositivi (pacemaker con fili, defibrillatori, registratori ECG) vengono tutti regolarmente seguiti con il sistema “Home Monitoring”. Il monitoraggio da remoto evita al malato il disagio degli spostamenti frequenti, limitandoli ai soli casi in cui siano strettamente necessari.
“Il numero di impianti di pacemaker e defibrillatori è significativamente aumentato nell’ultima decade a causa delle nuove indicazioni emerse dai risultati dei grandi studi clinici – afferma il dottor Massimo Pagani, responsabile del Laboratorio Elettrofisiologico -. Si calcola che circa mezzo milione di dispositivi sia stato impiantato in Europa nel solo anno 2009. Il follow-up di questi pazienti (clinico e del dispositivo) è parte integrante del processo terapeutico ed è responsabilità del Centro impiantatore. Un limite importante dei follow-up tradizionali è rappresentato dall’acquisizione ritardata delle informazioni diagnostiche memorizzate dal dispositivo, che se acquisite tempestivamente possono invece facilitare una reazione clinica tempestiva con conseguenti benefici per il paziente. Il monitoraggio remoto dei dispositivi può facilitare la gestione di queste problematiche. Permette infatti di fornire alla struttura ospedaliera un flusso continuo di informazioni relative allo stato del dispositivo e a variabili cliniche attraverso un network che attraverso i sistemi di telecomunicazione consente di trasmettere i dati ad un sito web centralizzato al quale può accedere in maniera protetta lo staff clinico che ha in cura il paziente. Numerosi studi clinici hanno dimostrato che il monitoraggio remoto può sostituire i controlli ambulatoriali tradizionali senza compromettere la sicurezza del paziente, riducendo significativamente il consumo di risorse, pur programmando almeno una visita l’anno in ospedale, come da linee guida internazionali”.
In dettaglio, il monitoraggio remoto si associa a:
- Riduzione del 50% del numero di visite in ospedale;
- Riduzione del 60% del tempo medico;
- Riduzione dei costi di trasporto per i pazienti del 60%;
- Riduzione della durata del singolo follow-up (per medici e infermieri).
Ricordiamo inoltre che da tre mesi a oggi, il Dipartimento Cardiovascolare ASST Ovest Milanese utilizza la “tasca a rilascio di antibiotico”, nel corso di interventi chirurgici di sostituzione di pacemaker tradizionali. La tasca offre una maggior protezione ai pazienti che hanno più probabilità di contrarre un’infezione durante l’operazione: diabetici, con insufficienza renale e pazienti anticoagulati.
Il dottor Germano Di Credico, Capodipartimento dell’Area Cardiovascolare ASST Ovest Milanese, aggiunge: “Cerchiamo sempre di essere al passo con i tempi dettati dalla tecnologia e con tanti sforzi riusciamo a offrire quanto i Centri cardiologici di eccellenza italiani e europei. Le attività di punta in cui ci distinguiamo sono il trattamento della cardiopatia ischemica: sia interventistica (con gli stents di ultima generazione) sia con la rivascolarizzazione chirurgica con condotti arteriosi e interventi mininvasivi. E ancora: il trattamento delle valvole cardiache malate: sia con uso di valvole impiantate attraverso vasi periferici (femorale e succlavia), sia con valvole senza sutura usate nella cardiochirurgia mininvasiva. Credo che la cosa più importante sia comunque quello saper far fronte a tutta la patologia cardiaca, con qualsiasi tipo di terapia all’avanguardia, in modo urgente; questo aspetto è di enorme vantaggio per il territorio, che può contare (in ogni momento e tempestivamente) su un trattamento efficace. Basti pensare che se si arriva in Ospedale entro qualche ora, il cuore può essere ancora trattato senza complicanze gravissime per il paziente. Ma per essere ancora più efficaci abbiamo realizzato un protocollo che prevede l’assistenza cardiaca e respiratoria anche per i pazienti in shock cardiogeno, con pregresso arresto cardiaco. Questo team, in grado di utilizzare una pompa cuore – polmone temporanea (ECMO), è composto da anestesisti, cardiologi e cardiochirurghi, è attivo da due anni ed è l’ unico sul territorio a nord di Milano”.