TURBIGO – Ho speso gli ultimi anni a rimettere in ordine la vita passata. Tutto quanto avevo raccolto ed era finito nel sottotetto (in vecchie valigie di cartone verdi), nel garage, negli armadi, nei cassoni, negli scatoloni o impilato in qualche angolo in attesa di un maggior tempo a disposizione, alla fine sono riuscito a portarlo all’ecocentro. In una agenda dalla copertina blu – dello stesso colore delle libellule che volano al ponte di Castano – ha condensato le date salienti e i fatti più significativi della vita passata, come la morte di parenti, amici e conoscenti.
Facendo ordine e rovistando qua e là – di mattino, perché al pomeriggio sono impegnato con i tre nipoti – mi è capitato spesso di pensare alla vita trascorsa. Fotografie, oggetti, inutilità, giornali. Tanti libri, fotocopie, enciclopedie, che neanche la Biblioteca vuole più (tutti usano Wikipedia), per cui è stato giocoforza disfarsene.
Nella montagna di fotocopie, fatte passare una ad una, mi sono capitate in mano delle vere e proprie chicche, come questo primo elenco delle famiglie turbighesi che risale al tempo in cui, al sabato, andavo all’Archivio di Stato di Milano (via Senato) per cercare storie turbighesi con le quali alimentare la rivista di storia locale ‘Contrade Nostre’. Per quel che ne so è il più antico documento pervenuto elencante le famiglie residenti in Turbigo (allora parte della pieve di Dairago). Si tratta della fotocopia di una pagina del registro manoscritto, datato 1537, conservato, appunto, presso l’Archivio di Stato di Milano, compilato per un censimento delle terre del Ducato di Milano dopo il suo passaggio sotto il dominio spagnolo.
Stiamo parlando di circa cinquecento anni fa e il registro riporta i nomi dei capifamiglia con la loro occupazione. A questi nomi vengono aggiunte delle specificazioni: se erano titolari di cariche pubbliche o religiose, se erano consoli o rettori, se erano nobili o gentiluomini.
Non ci dilunghiamo oltre e non pubblichiamo nemmeno i nomi perché i cognomi non sono ancora diventati di moda. Diciamo solamente che il Comune rurale di Turbigo aveva, allora, una trentina di fuochi (famiglie) e una popolazione di circa duecento abitanti. Oggi siamo 7500 e il territorio è lo stesso di allora.