Non è un momento felice per l’Unione Europea: ad una crescita ridotta (1,5% a fronte del 3% degli Usa e del siderale 6-7% di India e Cina) si aggiungono problemi di tenuta delle banche. In prospettiva una crisi demografica che neppure le immigrazioni riusciranno a colmare, un aumento record delle disuguaglianze, ed oggi lo choc Brexit. Questo spiega perché l’euroscetticismo o addirittura l’eurofobia tocchi ormai i due terzi della popolazione continentale. I cittadini, soprattutto delle campagne, si sentono emarginati da una europolitica che privilegia – o almeno ciò è quanto viene percepito – il sistema delle grandi banche e delle multinazionali mentre il welfare continua a subire tagli. Bisogna offrire strumenti di maggiore partecipazione al futuro collettivo, rafforzare l’economia reale, quella fatta da aziende e imprenditori che producono merci e servizi concreti, proprio mentre l’enorme liquidità in circolazione si concentra nei giochi finanziari che nulla producono. Consolidare i pilastri di sicurezza, difesa, politica fiscale ed estera comune, semplificare le normative.Se ne è ampiamente discusso alla Conferenza “Piano di investimenti e opportunità per le imprese e i territori. Nuovi orizzonti e strategie vincenti per l’Europa” organizzata da Commissione Europea-rappresentanza di Milano e dall’Università Cattolica di Milano, facoltà di Scienze politiche e sociali.
Numerosi i relatori, tra i quali: Fabrizio Spada, direttore della Commissione europea di Milano; Diana Agosti, capo dipartimento Politiche Europee, presidenza Consiglio dei Ministri; Raffaele Cattaneo, presidente Consiglio Regione Lombardia; Alessandro Carano, consigliere per il Piano investimenti Commissione europea; Mirela Canals, segretario generale Euroregione Pirenei-Mediterraneo; Alain Dumort, direttore della CE a Marsiglia; Guido Merzoni, presidente Facoltà Scienze Politiche dell’Univerità Cattolica; Nicola De Michelis, capo di Gabinetto della Commissaria Corina Cretu; Mercedes Bresso, commissione per lo Sviluppo Regionale del Parlamento europeo; Massimo Garavaglia, assessore all’Economia della Regione Lombardia.
Tra gli invitati il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici che ha voluto sottolineare la rilevanza strategica delle risorse che l’Europa mette a disposizione dei Paesi membri e che costituiscono opportunita’ da cogliere per l’occupazione, la crescita, l’equità e l’evoluzione democratica.
Tra gli investimenti il famoso “Piano per l’Europa” o “Piano Juncker” con una dotazione di 21 miliardi che determinerà, soprattutto per effetto-garanzia, altri investimenti per oltre 315 miliardi con un possibile incremento di 1,3 milioni di posti di lavoro. Gli investimenti saranno orientati verso le infrastrutture (banda larga, reti energetiche, trasporti); l’istruzione, la ricerca e l’innovazione; le energie rinnovabili e l’efficienza energetica; l’ aiuto ai giovani a trovare lavoro.
Agli occhi del cittadino comune la “banda larga” (cioè i servizi internet ad alta velocità) vuol dire sostanzialmente computer più efficienti.
Non è proprio così. Ha lo stesso impatto che un secolo fa ebbero le reti elettriche e dei trasporti. Significa azzerare l’handicap di chi vive al di fuori delle città in quanto gli consente di operare – dai controlli sanitari all’acquisto e produzione di beni e servizi – come se vivesse in grandi conurbazioni.
Va aggiunta una considerazione. I cosiddetti populismi antieuropa nascono anche dalla sensazione di vivere emarginati da dove si producono, e si godono, le grandi innovazioni. Almeno in questo caso verranno eliminate le diseguaglianze. Per l’Italia che dopo la crisi ha tagliato gli investimenti in cultura e istruzione un passo indispensabile (il governo ha infatti destinato 3,5 miliardi alla banda larga) per tentare di agganciare la già non brillante ripresa in atto nel Vecchio Continente.
La conferenza ha inoltre affrontato altri temi fondamentali dell’Europa futura: riforma della tassazione societaria nell’UE con il problema dell’elusione fiscale, garantire un gettito sostenibile per finanziare i servizi pubblici e rafforzare il mercato unico per le imprese. In primo piano anche una nuova politica dell’immigrazione che tanto ha scosso l’Unione con l’arrivo improvviso di centinaia di migliaia di profughi (più fondi, coordinazione tra Paesi membri e interventi laddove il fenomeno si verifica). Mentre sull’accordo transatlantico Ttip si impone una prudenza superiore a quella che sembra profilarsi per l’uscita del Regno Unito dall’Unione.
Mantiene invece intatta la validità la cosiddetta politica regionale – l’aiuto alle regioni meno sviluppate dei diversi Stati – cui spetta la quota più grande del bilancio della UE per il 2014-2020: quasi 352 miliardi di euro su un totale di 1082.
Foto archivio: Achille Colombo Clerici con Mario Monti