MILANO – A partire dal XII secolo, prima in Italia e in Europa, la Lombardia – una regione d’acqua con i suoi 5 grandi laghi, i 19 fiumi principali con un percorso di 11.500 km, la maglia fittissima di canali – è riuscita a governare l’acqua per difendere il territorio e per utilizzarla per le proprie esigenze. Così che quella terre poste ancora ai tempi di Dante “nel mezzo del pantano, senza coltivazioni e d’abitanti nude”, diventano nel corso di 500 anni “una campagna tutta coltivata, percorsa da canali artefatti, ricoperta di riso che nuota nelle acque, di prati verdi anche nel verno”. Così le descrive un orgoglioso Carlo Cattaneo a metà Ottocento. E infatti alla ricchezza di acque e alle capacità degli uomini di organizzarle si deve il fattore primo della prosperità e dell’originalità della Lombardia, che l’ha imposta come modello agli altri paesi europei.
Oggi 5 dighe che regolano i laghi; 100 grandi impianti idraulici e irrigui di mirabile architettura; 40.000 km di rogge, navigli, fossi e canali; quasi 1.000 fontanili assicurano in tutta la pianura la difesa del suolo dalle sempre più frequenti alluvioni causate dal cambiamento climatico; l’irrigazione delle campagne che fa dell’agricoltura lombarda una tra le più efficienti al mondo (oltre 7 milioni di € di produzione, quasi il 15% di quella italiana!), energia pulita (22 impianti sfruttano i piccoli salti d’acqua dei canali e producono 120 milioni di kwh), luoghi di sport e ricreazione, ambienti e paesaggi per molti versi particolari.
Siamo di fronte a un sistema di opere e ad un uso plurimo delle acque unici a livello europeo per vastità, tecnica e funzioni. Per questo sembra giusto che un simile impegno, che ha attraversato generazioni intere della nostra regione, meriti attenta considerazione al pari di qualsiasi altro impegno che ha costruito chiese, palazzi, monumenti e castelli. Da qui la scelta di Regione Lombardia, insieme con i Consorzi di regolazione dei laghi e quelli di bonifica e di irrigazione con le loro Associazioni regionali e nazionali, ANBI, di realizzare il progetto “La civiltà dell’acqua in Lombardia” perché queste opere fondamentali per la costruzione e lo sviluppo del territorio e della stessa civiltà lombarda vengano inserite nella lista del “Patrimonio Mondiale, Naturale e Culturale dell’Umanità” dell’UNESCO.
Allo scopo, sono stati prescelti 19 grandi impianti di bonifica e di irrigazione, di alto valore tecnico, paesaggistico ed estetico-architettonico; 4 marcite a testimonianza di un antico metodo di coltivazione anche questo unico in Europa; i musei e gli ecomusei che raccontano la storia della bonifica e delle sue genti; 10 fontanili per la loro valenza irrigua ed ecologica a dar conto della lunga fascia che corre sotto le Prealpi; i Navigli Milanesi, la Muzza Lodigiana e il Naviglio Civico di Cremona.
Per promuovere e diffondere la conoscenza e la funzione della bonifica e dei siti, il Progetto è accompagnato da alcune proposte e iniziative: la costruzione di un Archivio Storico della Bonifica e dell’Irrigazione (ASBI) per raccogliere in forma digitale i documenti sulle opere idrauliche e irrigue e l’individuazione di percorsi ciclo-pedonali che raccordano i siti.
Infine un’ampia campagna fotografica e una mostra itinerante presentano in sette sezioni il sistema della acque lombarde e i modi del suo governo:
Gabriele Basilico ha rilevato i grandi impianti di bonifica e di irrigazione, vere e proprie “architetture d’acqua” che hanno messo in sicurezza e reso fertile “quell’immenso deposito di fatiche” che è la pianura lombarda; Gianni Berengo Gardin ha percorso i Navigli Milanesi, Lodigiani e Cremonesi e Vittore Fossati i fontanili che impreziosiscono il paesaggio e danno vita a molte specie animali e vegetali; Francesco Radino si è addentrato nei musei e negli ecomusei che raccontano la storia della bonifica e del lavoro dell’uomo; Carlo Meazza ha guardato ai laghi e ai fiumi che, regolati e gestiti, hanno offerto una risorsa fondamentale per lo sviluppo dell’economia e della società; Mimmo Jodice si è soffermato su quei monumenti -abbazie, castelli, cascine, ville di delizia…-, che assurgono ad icone del rapporto acqua-arte-società; Claudio Sabatino infine ha percorso la pianura cogliendo quegli elementi (specchianti adacquature di risaie, dritti filari di alberi, colorate campiture di mais e di grano…) che compongono i modi dell’abitare, del vivere e del produrre dell’uomo della Bassa lombarda.
Il progetto verrà presentato il 7 luglio alle ore 15 presso la Triennale di Milano con la mostra “La civiltà dell’acqua in Lombardia”, esposta dal 7 al 31 luglio.