TURBIGO – ‘Quelli della Festa d’In Giò’ sono un ‘gruppo’ – come si usa oggi al tempo di Facebook – che si dà da fare per tramandare il ricordo di una realtà antica, quando il paese era diviso in due: Turbigo Inferiore sorto al tempo dello scavo del Naviglio Grande e Turbigo Superiore cresciuto sotto le balze del castello dei Torriani. Entrambi i nuclei, pur avendo origini diverse, presero vita un migliaio di anni fa e mantennero identità diverse per secoli fino alla loro definitiva unione dopo l’Unità d’Italia.
Ancora all’inizio del Novecento il ‘Turbigh in Giò’ manteneva la propria identità storica, al punto che Carlo Bonomi fece una caricatura del ‘Gomitato’ (l’angolazione ironica è evidente), composto da personaggi molto noti all’epoca, comitato che già allora organizzava la festa di tale parte del paese (quarta domenica di ottobre), impegno ripreso in mano da un gruppo d’in giò durante gli anni del ‘Palio’(1984-85) e, recentemente, ‘istituzionalizzato’ in ‘Quelli della Festa d’In Giò’ (prego, andate a visitare il sito e mettete il famoso ‘mi piace’, almeno quelli d’in Giò).
LA BETTOLA. Geograficamente del ‘Turbigh in Giò’ faceva parte ‘La Bettola’ (area adiacente al ponte in pietra sul Naviglio e comprendente la vecchia Dogana) che fu unita al feudo di Cassano Magnago ed ebbe quindi una storia amministrativa differente dal resto del paese. Risulta, infatti (Giuseppe Benaglio, Elenco delle famiglie del Dominio di Milano, p. 68, 1714), che Giulio Visconti Borromeo era feudatario di Cassano Magnago e della ‘Bettola’ di Turbigo dal 17 dicembre 1698. Successivamente, nel Catasto di Maria Teresa d’inizio Settecento appare, come proprietario della ‘Bettola’ il marchese Fagnani (feudatario di Robecchetto), mentre il resto del territorio turbighese era del principe Andrea Doria.
FOTO Il ‘Gomitato della Festa din‘ Giò’, opera caricaturale di Carlo Bonomi, 1914