Due senza tetto che vivono nella ex discarica di via Walter Tobagi a Magenta. Capirai che notizia. Quello che ci ha lasciati sgomenti è che, ancora una volta e nonostante si sapesse da tempo, è stato facebook a scatenare la polemica. Prima Simone Gelli della Lega Nord ha postato la segnalazione sul social, poi la replica dell’amministrazione e tutto doveva essere risolto.
Ex discarica ‘liberata’ dagli intrusi. Che sono un uomo di 36 anni e una donna di 31 di nazionalità romena. A noi di Corrierealtomilanese che di facebook ci importa niente o quasi, ci importano e tantissimo le storie di emarginazione e povertà che regnano dietro casa nostra, siamo andati a conoscerli.
Chi sono e come fanno a campare quelle due persone? Siamo passati oggi pomeriggio da via Tobagi, siamo entrati e li abbiamo trovati e intervistati. Alla faccia di chi dice che l’area doveva essere stata ‘liberata’.
Meglio cosi, diciamo noi. Se non hanno altro posto dove andare a dormire la ex discarica va bene. Parla l’uomo, in tanti lo conoscono a Magenta. Ci racconta la sua parabola discendente. Proviene da un piccolo paese della Romania e, fino ad un anno e mezzo fa lavorava ed era in grado di pagare l’affitto. Almeno così ci racconta.
Poi è arrivato il declino. E se non hai una casa di proprietà quando arriva il declino sono dolori. “Abbiamo dormito in macchina e in tanti conoscevano la nostra situazione – ci dice mostrandosi di spalle nel video – poi abbiamo cominciato a girovagare in cerca di un posto dove dormire. C’è un palazzo non finito qua vicino. Dentro ci sono soltanto gatti e ci sembrava il luogo adatto. Alla fine siamo entrati alla ex discarica e ci siamo rimasti. Sono circa tre, quattro mesi che viviamo qua”. La donna dice che nello sgabuzzino fa un caldo asfissiante. Che non si resiste, ma bisogna adeguarsi. Si sono fatti l’orto come avevamo già documentato in una precedente nostra visita. E hanno due animali, un gatto e un cagnolino. Nessun bambino. “La Polizia locale è venuta più volte a dirci di andarcene – continua – così abbiamo fatto. Ma poi siamo tornati perché non abbiamo altro posto dove andare”.
la Video Intervista: