Questo racconto del 1903, non É nient’altro che un romanzo autobiografico dell’autore.
Tonio, cresce in un paese che ha un tipo di sostentamento di genere commerciale. É nato in una famiglia borghese, ma ha delle aspirazioni particolari Sin da subito. Questo nome, Tonio, che a tutti e a lui per primo, suona strano (la madre ha origini latine ed il nonno si chiamava Antonio), è solo un simbolo della sua diversità.
Egli da subito É sensibile, tanto che i suoi compagni non hanno interessi comuni con lui. Soprattutto il suo ammiratissimo Hans Hansen (un nome così “giusto”) non sembra dargli le attenzioni “diverse” che lui desidererebbe. Il primo capitolo, e poi tutti a seguire, danno uno stacco netto nel tempo, anche di 5/10 anni. Ritroviamo Tonio ignorato dalla bella quanto semplice e inconsapevole Ingeborg Holm, con i suoi biondi capelli ed occhi azzurri da cui lui è sempre stato attratto e respinto (fa un problema del fatto di essere scuro di occhi e capelli come la madre). Il leitmotiv del romanzo é l’esigenza di Tonio di diventare uno scrittore, un letterato, e il suo è un “tormento” perché distacca dalla normale realtà l’individuo, lo rende un diverso, un sensibilissimo, un eletto (titolo di un altro libro di Mann).
Il libro termina con un Kröger ormai maturo che discute con un’amica russa, l’ aristocratica Lisaweta, la quale, alla domanda incessante e tormentosa di Tonio “cos’é un artista”, risponde “un artista è un borghese su una strada sbagliata”. Irrinunciabile.