TURBIGO – Continua la nostra storia delle Vie, ricordando la figura di Achille Bonomi, un estimato turbighese che lasciò, con volontà testamentaria, una forte somma allo scopo di permettere alle vedove del paese di continuare a vivere senza dover chiedere la carità.
La Via ACHILLE BONOMI collega l’Alzaia del Naviglio Grande con la Strada Statale 341 ‘Gallaratese’, detta in quel tratto turbighese ‘Via Milano’. Originariamente tale strada ‘bianca’ che porta alla centrale idroelettrica ‘Guglielmo Castelli’, era la prosecuzione di Via Monteruzzo, un’antica strada comunale che costeggiava il Naviglio Grande. Il tracciato fu modificato, in primis, in occasione della costruzione dell’impianto idroelettrico (1904) e successivamente la strada fu ‘amputata’ dalla circonvallazione (1956). Attualmente le Vie Monteruzzo-Volta e la Via Achille Bonomi sono ‘cucite’ da un tratto della Via Milano. Comunque questa
L’antica Via (prima Alzaia del Naviglio Grande) fu denominata dal podestà con delibera 30/1935 avente la seguente descrizione: “Parte da Via A. Volta, prima della casa Vismara e va verso l’impianto idroelettrico”. Ma chi era Achille Bonomi a cui la Via è dedicata?
Il padre Giuseppe era parte di quella borghesia terriera turbighese che costituì la classe dirigente del paese dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale, mezzo secolo durante il quale fu sindaco benemerito l’ingegner Paolo Tatti. Sia il padre Giuseppe che il figlio Achille fecero parte di quella schiera di consiglieri comunali che sostennero l’azione amministrativa del sindaco Tatti, permettendogli di dare quell’impronta al paese ancora oggi visibile.
Achille Bonomi abitava in Via Corte Nobile. Non si sposò e alla sua morte, avvenuta il 17 settembre 1903, lasciò con testamento diecimila lire alla Congregazione di Carità, allo scopo di ottenere una rendita annuale da devolvere a due povere vedove del paese. Tale rendita fu assegnata per più di mezzo secolo. Nel 1963 venne assorbita dall’Ente Comunale di Assistenza, a sua volta abolito nel 1980. Achille Bonomi riposa nel primo campo del Cimitero: è la prima tomba a destra, prima dei gradini che portano al secondo campo. Una grande croce in pietra (foto) si innalza sul suo loculo, ormai dimenticato, che può vantare solamente fiori stinti di plastica riciclati.