Imperdibile, ancora una volta un classico. Si dice che quando si provano i classici, non si riesca più a tornare indietro.. Un po’ limitativo, ma senz’altro un po’ vero!
Affascinante, conturbante e controverso questo romanzo breve del famosissimo autore tedesco Mann. L’ideale della bellezza platonica, estetica, grecista, e omosessuale, prende vita in questa vicenda abbastanza particolare. August Von Aschenbach (che tra l’altro è appena stato insignito del titolo “von”), rimane vedovo. E dentro di se’, mischiato al dolore, sente una forte spinta verso nuove cose, nuovi luoghi, nuove persone. Inizialmente decide di partire per Istria, ma poi vira a sud e decide di fermarsi nella magica Venezia. E quivi, August, scorge una famiglia di origine polacca..
O per megliore, ne nota il giovane e bellissimo figlio, di cui carpisce il nome: Tadzio. Questi diventerà per lui una vera ossessione. Non pensa di metterla in pratica, ma la vive con un’intensità senza pari. Vive pateticamente la sua età matura, tingendosi i capelli, usando unguenti per la pelle..
Per pensare di piacere seppur follemente, a quel giovane. Quest ultimo, in due o tre occasioni (tra cui l’ultima allo scoccare dell’ultima ora del protagonista) ricambia con sguardo -secondo August- affascinante per non dire invitante. Qui si consuma all’interno e solo all’interno del protagonista, una passione morbosa.
Fascino e delicatezza a profusione in un romanzo senza tempo, scandaloso all’epoca, ma in realtà anche Oggi.