Mio papà, quando andavamo al Ticino mi diceva sempre “ricordas al pu se bon a nua le mort al tisin” (il più bravo nuotatore è morto al Ticino) una frase che ci ritorna in mente ancora oggi quando ci avviciniamo al nostro fiume.
Si siamo gente del Ticino, lo conosciamo da sempre, abbiamo avuto i nostri lutti, poi all’improvviso la situazione cambia, sono parecchi gli stranieri che, come oggi, annegano nel fiume azzurro perché non ne conoscono le insidie.
Quando guardavo il corpo del giovane ragazzo deceduto pensavo tra me “una giornata di divertimento, rinfrescarsi in quelle che sembrano acque tranquille, chissà, se il ragazzo avesse avuto le necessarie informazioni si sarebbe avventurato in un bagno che gli avrebbe tolto la vita?”.
Le informazioni, a noi gente del Ticino ci sono arrivate tramandate dai nostri nonni e dai nostri padri. Questi stranieri non le hanno, qualcuno con qualche cartello o con un controllo sulla balneazione che tra l’altro è proibita, le può dare o preferiamo aspettare un altro lutto.
Se posso, se riesco, mi metto in disparte e ascolto, faccio il giornalista, resto il più possibile sul luogo, raccolgo più informazioni possibili e tento di capire se si poteva evitare l’incidente.
Quello che ho capito oggi è che è stata una fortuna che sia annegato solo un ragazzo, dai racconti fatti dai due ragazzi marocchini che hanno tentato di salvarlo, abbiamo capito che loro stessi si sono cacciati in pericolo, hanno lottato per riportarlo a riva, ma stremati dallo sforzo non ci sono riusciti.
Lo sforzo non era stato solo per il tentativo di aiutare il ragazzo annegato, pochi minuti prima, quasi in contemporanea, uno di loro aveva recuperato da un mulinello del fiume un ragazzo sudamericano, tutto questo comportamento, aveva fatto capire agli altri bagnanti che tutti i ragazzi stessero giocando, invece stava avvenendo una disgrazia, abbiamo capito, dai racconti che oggi si è davvero sfiorata una tragedia.
Del ragazzo annegato non si sa nulla, un età apparente di 25 anni, era salito sul treno a Novara e lì in quei pochi chilometri di rotaie che l’avrebbero portato sul luogo della sua morte, aveva fatto amicizia con i suoi due connazionali che poco dopo avrebbero tentato di salvarlo inutilmente.
La macchina dei Soccorsi è stata rapidissima, Vigili del Fuoco d’Inveruno, i Sommozzatori, l’elicottero del 118 di Novara e quello dei Vigili del Fuoco di Varese, la Polizia Locale di Turbigo, purtroppo non hanno potuto fare niente e dopo circa 45 minuti dall’allarme ha recuperato il corpo.