Sono lieto di ospitare all’interno della rubrica “Arte e Artisti” uno scritto di Marco Lavagetto, artista al quale tutti noi dovremmo essere grati per aver dimostrato in maniera incontrovertibile, attraverso i fatti, in che modo funziona il sistema dell’arte (cfr. Complotto di Tirana).
Marco è appena tornato dagli Stati Uniti dove ha condotto un vero e proprio viaggio d’arte e ci regala questo suo reportage in chiave poetica, ricordandoci che in un’epoca inflazionata di immagini, la miglior fotografia potrebbe essere quella non scattata.
Sante Egadi
PUT HIM ON THE STREET CORNER WITH A SHOPPING CART
Skid Row is an area of Downtown Los Angeles. As of the 2000 census, the population of the district was 17,740. Skid Row was defined in a decision in Jones v. City of Los Angeles as the area east of Main Street, south of Third Street, west of Alameda Street, and north of Seventh Street. Skid Row contains one of the largest stable populations (between 3,000 and 6,000) of homeless people in the United States.
Ho vissuto una parte della mia vita a Los Angeles. Cinque giorni in South San Pedro Street. Non è un quartiere violento ma lì si sente un disagio palpabile.
Debilitati e pazzi che vagano in mezzo alle strade parlando ad alta voce intercalando sempre ” fuckin’ “.
I più “ricchi” hanno una shopping cart e tende per dormire.
I più “poveri”, dormono sul marciapiede e qualcuno si arrangia costruendo scatole di cartone recuperate nell’immondizia.
Uomini che non sono più uomini. Donne che sono più donne.
Uscendo dal portone, vidi una ragazzina di colore sovrappeso, coperta solo da un lenzuolo di flanella e senza scarpe. Il suo corpo grasso emanava un odore che non era bello.
La cosa più preziosa che aveva, un paio di occhiali da vista nuovissimi.
Mi spostai per farla passare. Lei, senza parlare, mi guardò con una espressione di gentilezza che non potrò dimenticare.
Poi, continuò a camminare dondolando e incontrò due homeless di razza bianca, chiedendogli non so cosa, sicuramente qualcosa da mangiare.
Il colore della pelle adesso non conta, i bianchi diventano neri per la sporcizia sulla pelle accumulata di giorni sdraiati sui marciapiedi.
Una mattina andai in galleria. Una passeggiata di circa venti minuti, circondato da cantieri in costruzione, negozi chiusi e tende da campeggio sui marciapiedi.
In una strada laterale, vicino a un casermone industriale, vidi un vecchio nero sdraiato.
Avevo qualche cent e sono tornato indietro per dargli i soldi.
Lui mi ha sorriso, salutandomi. Per terra, c’erano due siringhe schiacciate. Nel suo viso giravano le mosche e le sue mani sembravano le mani di un meccanico, più nere della sua pelle.
Volevo fotografarlo ma decisi di no.
Fotografare una persona così indifesa, mi sarei sentito una merda, peggio del fetore nauseante di piscio e feci liquide che sentivo col mio naso da bianco.
Un bianco che vuole documentare la schifezza di una vita di stenti, trasformandola in uno spettacolo per Hollywood.
La privacy vale per tutti, anche per le mosche.
Marco Lavagetto, 2016