TURBIGO – Abbiamo già avuto modo di citare Erminio Motta (classe 1937, presidente dell’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra), che abbiamo cercato in quanto figlio della ‘Pierina sagrista’ – di cognome Marcoli – il quale ci aveva raccontato che i ‘Marcoli’ sono di Robecco sul Naviglio ed arrivarono a Turbigo alla fine dell’Ottocento. Ha voluto, in seguito, precisare alcuni dettagli che Carlo Azzimonti ci aveva già cortesemente segnalato, in quanto discendente di tale famiglia. Il Nostro ha voluto, comunque, aggiungere alcune nuances, che noi riportiamo perché le abbiamo trovate congruenti con quanto già pubblicato.
MARCO’ DI BO’. Venivano soprannominati così perché andavano ad arare con i buoi, quegli stessi che – probabilmente – utilizzavano per trascinare in controcorrente i balconi sul Naviglio, come ci ha segnalato Carlo Azzimonti. Erminio ricorda che la Pina Marcoli, prima di andare in Argentina, andava lei ad arare i campi con due buoi. Inoltre, chi scrive, ricorda di essere andato a scuola con Guglielmo Marcoli (classe 1947, sposato a Castano) e il soprannome era ancora in voga. Erminio aggiunge altre informazioni, tratte dal suo archivio mentale e, probabilmente, ci saranno delle inesattezze, ma le pubblichiamo ugualmente.
I figli di CARLO: 1 – Guido; 2 – Carletto; 3 – Angelo; 4 – Felice, suonava il violino ed abitava in Via dei Frati; 5 – Luigi, nonno del coscritto Guglielmo, abitava in Via Pasubio e macellava i maiali. Ha avuto tre figli: Francesco (da cui Ernestino, altro mio coscritto del ‘47); Augusto; Angelo che realizzò una porcilaia al Molino del Pericolo. Tre i figli di PIETRO, ‘al bumbunat’: Emma, direttrice alla Lanepelli; Lina che sposò Adriano Azzimonti, capostazione Ferrovie Nord; Paolo.
Dicevamo della lucidità di Erminio Motta, classe 1937, a mo’ di google, che abbiamo messo a dura prova, noi chiedevamo e lui rispondeva:
LEONI MASSIMILIANO…”Giocava il calcio locale con grande bravura. Con il pallone in testa era capace di attraversare tutto il campo di calcio da una porta all’altra. Morì giovane, appena dopo la fine della seconda guerra mondiale. Abitava dove c’è la fontanella in Via Villoresi”,
TAPELLA GIOVANNI…”Aveva sposato la sorella della Pierina Marcoli. Aveva una mucca e andava a tagliare l’erba dietro al molino del Pericolo. Fu ucciso da una fucilata nel 1944. Inizialmente si pensò che a sparare fossero stati i tedeschi, ma l’autopsia chiarì che la pallottola era italiana. I tedeschi diedero lavoro alla vedova nella mensa che si trovava nella casa Gualdoni (oggi Vezzani). L’entrata al Comando tedesco (circa 100 tedeschi) era in Via Col di Lana. Ogni tanto si facevano delle feste alle quali partecipava anche un Marcoli che suonava il violino. Non mancavano mai alcune signorine…
ENRICO BONZA (Lepp) “Morosava una Marcoli. Perse la vita in un incidente. Con il carretto trainato da un cavallo era intento ad attraversare i binari in Via XXV aprile, all’altezza dell’attuale ‘Montic’, quando fu investito da un treno”.
L’OSTERIA DELLA STELLA. “In Via ‘Al Palazzo’, dove abitava la famiglia di Carlo Marcoli, ricordo di aver visto l’insegna dell’Osteria delle Stella”.
LE BOMBE AL FOSFORO. “Nelle incursioni aeree del ’44 furono lanciate dagli Alleati delle bombe al fosforo che colpirono la cascina Vitari (area attualmente occupata dalla Mewa). Ricordo che le pietre del ponte sul Naviglio erano coperte di una sostanza che bruciava le mani!”
CORTEO DEL XXV APRILE. “Ho veduto camminare in mutande i rappresentanti del partito fascista turbighese, mortificati con ortiche sulle gambe. Anche le signorine che partecipavano alle festicciole del Comando tedesco erano in fila, rasate e con una croce rossa disegnata sulla testa”.
Tanti altri aneddoti e foto ci ha messo a disposizione il nostro interlocutore, che pubblicheremo prossimamente su Facebook, semplicemente per ‘fare memoria’.
FOTO E. MOTTA (1938) – Felicino Marcoli (classe 1929), chiamato ‘Il Paganini’, suona il violino nel cortile della Corte Fabbrica. A quel tempo studiava lo strumento dal Mira ‘Bandera’, la cui orchestra suonava durante la messa di Natale. Il padre del Belli, bustocco (il figlio aveva un negozio di calzature in Via Fredda), era un violinista di valore e, insieme al ‘Paganini’ turbighese, suonavano alle feste che il Comando tedesco organizzava in quello che fu il convento degli Agostiniani Scalzi.