Ci piace raccontare quello che succede nel mondo. Quindi non ci limitiamo al nostro territorio, ma a volte sconfiniamo. Senza alcuno scopo di guadagno, ma soltanto per conoscere e capire le problematiche che ci affliggono. Soltanto negli ultimi mesi abbiamo svolto reportage extra territoriali a Budapest, nel Togo, a Molenbeek, il quartiere di Bruxelles dal quale provengono gli autori delle più cruenti stragi terroristiche, a Ventimiglia per la questione dei migranti.
Siamo tornati sul fenomeno immigrazione a Como dove abbiamo incontrato Carol. E’ una ragazza di 20 anni che vive nel cantone Svizzero di Zurigo e fa la volontaria, senza tra l’altro appartenere a nessuna associazione, al campo profughi allestito di fronte alla stazione San Giovanni. Carol inizialmente ci guardava con diffidenza. Temeva chi si presentava dicendo di essere giornalista. Poi, col trascorrere del tempo, abbiamo avuto un incontro amichevole e ci ha raccontato come si svolgono le giornate al campo profughi di Como. “Volevo vivere un’esperienza diversa, è per questo che sono qua – racconta – Non so quanti volontari ci sono. C’è chi arriva solo per un giorno e chi rimane per più tempo”.
Ci sono raccolte per i vestiti, un servizio da barbiere, vengono svolte attività di vario genere. Come quella di avere avviato un corso di lingua tedesca. “La stragrande maggioranza di loro vuole andare in Germania – continua Carol – è per questo che abbiamo cominciato ad insegnare ai ragazzi i rudimenti di tedesco”. Il lavoro di questi ragazzi è importantissimo. Tengono controllato un campo profughi dove arrivano decine e decine di migranti ogni giorno. Tutti giovanissimi. “Non passa giorno che qualcuno tenti di varcare la frontiera – ammette Carol – qualcuno ci riesce, molti vengono rispediti indietro”.